La notizia è uscita su un quotidiano locale del trevigiano e poi è stata rilanciata dai principali organi nazionali (qui quella del corriere.it): il comune di Spresiano offre 2000 euro alle famiglie di immigrati che decidono di lasciare il paese.
Non voglio scrivere un commento perché mi pare superfluo, ma una semplice associazione mentale, la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho letto il titolo della notizia - una sorta di esercizio di scrittura automatica. Da Commodo in avanti - se non ricordo male - gli imperatori romani pagavano tributi alle popolazioni germaniche perché non attraversassero il limes mettendosi a scorrazzare a destra e a manca.
Nel frattempo, però, molte genti "barbare" venivano arruolate nell'esercito e svolgevano i lavori più umili o venivano mandate a coltivare la terra nelle zone abbandonate... tutto qui
AGGIUNTA DEL PRIMO DICEMBRE: Continuo con l'analogia romana. Un altro leghista un'altra proposta (sempre dal corriere.it): Il sottosegretario leghista Francesca Martini propone mutua e cimiteri anche per i cani. "hanno un'anima, è giusto rispettarli!". Le persone sono diverse, ma il partito è lo stesso che proponeva 2mila euro di incentivi agli immigrati per andarsene. E' proprio vero che l'ultimo liberto dell'imperatore conta più di un uomo libero (Svetonio, su Claudio).
Io capisco che i linguaggi tecnici abbiano la loro semantica, e mi rendo conto che in un ambiente giuridico sia importante eliminare le ambiguità, però alcune volte rimango comunque sorpreso. E' probabile che pensasse a queste sfumature il gip riminese che ha condotto le indagini sui quattro ragazzi (appena arrestati) che alcuni giorni fa hanno dato fuoco ad Andrea Severi, un senzatetto che viveva su una panchina di Rimini, quando, per eliminare i presupposti di razzismo e le motivazioni politiche, ha parlato di bravata.
Quand'ero piccolo la bravata era rompere per sbaglio una finestra di un magazzino con una pallonata e scappare via.
Ma i tempi cambiano, e questo articolo non vuole diventare la solita rievocazione di com'era meglio un tempo quando le stagioni erano sensate, c'era poco traffico, le fragole sapevano di fragole... No, i tempi cambiano, bisogna accettarlo. L'unica cosa importante è adeguare il vocabolario. Ed è quello che mi propongo qui. In scala crescente:
gherminella: vessare i compagni di classe, specialmente se nerd o brutti, urinare in giro per la città, parcheggiare un po’ a cazzo.
monelleria: abusare sessualmente di compagni e parenti specie se con evidenti problemi psicologici, rubare, taglieggiare, impennare col motorino.
bravata: dare fuoco ad un barbone, scippare una vecchia (solo se antipatica), incendiare cassonetti, violentare immigrate e tirare motorini dai palchi degli stadi, chiedere il pizzo.
ragazzata: uccidere un ragazzo a bastonate, imbrattare tombe e lapidi di ebrei, rom, e altri gruppi notoriamente poco simpatici, cercare di ingropparsi la prof a scuola.
marachella: allestire campi di concentramento per l'immagazzinamento e l'eventuale smaltimento di gruppi etnici non ben integrati, dire “negro di merda”, dare vita ad un'associazione a delinquere di stampo mafioso, offrire un mutuo a tasso variabile.
birichinata: costruzione di armi di distruzione di massa ed uso di queste ultime su popoli indifesi e innocenti. Smaltimento illegale di rifiuti, traffico di esseri umani, scaccolamento in pubblico.
birbanteria: fomentare guerre di religione e scontri interculturali tra genti, popoli e persone, non riuscire a fare i conti con il proprio passato, scippare vecchiette anche se gentili e simpatiche, testare prodotti nocivi sulle persone, fare baccano oltre le due di notte, genocidio.
Ecco. Ora che lo sappiamo, sarà molto più facile leggere un articolo di giornale e rendersi conto di quello che ci raccontano.
di stefano del 20/11/2008 @ 12:00:28, in webwebweb, letto 1471 volte
Faccio seguito a Michele Marziani che, nel suo blog, ha pubblicato in pdf liberamente scaricabile: Dizionario Padano il primo capitolo di Lungo il Po, il libro nato dal viaggio alla scoperta di sapori e genti del Grande Fiume, e finalmente metto su Flickr una selezione di foto dello stesso viaggio. Superando la pigrizia che mi attanaglia in futuro vorrei aggiungerne anche altre. Intanto aggiungo qui sotto lo slide e qui il link alla pagina di flickr (lo slide è liberamente copiabile sul proprio sito, linkabile, etc.)
L'attività umana genera calore, e spesso gas serra. Bruciare un barbone le genera entrambe. Oltre a far riscaldare una situazione che sembra un deja vù dell'Istituto Luce. Si è sviluppata una quantità smodata di gas serra mentali, che aumenta la temperatura della nostra testa e ci fa sragionare. La situazione è orribile. Non pensavo di dover vivere delle scene che, per quanto mi riguarda, sono già insostenibili da vedere nei documentari sulla storia del '900. Per chi avesse perso la cronaca, ieri, 10 novembre, a Rimini è stato bruciato un senza tetto, da anni residente in città. Per me era un volto noto. Lo incontravo spesso, in via Flaminia, tutte le volte che ci passavo in bicicletta. E prima ancora, qualche anno addietro, quando stazionava nel parco Cervi. Aveva un viso marmoreo, e un po' triste (provate voi a vivere all'aperto sempre). Io lo guardavo e dopo poco lo dimenticavo. Ma mai, e dico mai, avrei immaginato né pensato che avesse potuto rischiare la vita per la semplice decisione - o perché costretto dagli eventi - di vivere su una panchina. In quella che d'istinto chiamerei la mia città.
Secondo gli ultimi bollettini, sembra fuori pericolo. Ma noi no. Noi siamo ancora in grave pericolo. Facciamo scalpore se un nero vince le elezioni nel 2008, in ritardo di almeno 2 secoli, e viviamo circondati da un razzismo strisciante e da una situazione sempre più soffocante.
E non è colpa dei governi. I governi sono sempre autoritari e tirannici. Ma giorno dopo giorno scema l'indignazione popolare, quando addirittura non si tramuta in approvazione. Approvazione verso le manganellate agli studenti, approvazione verso il pugno duro verso i dimostranti, approvazione verso le leggi razziste nei confronti degli immigrati, approvazione verso ogni lesione della dignità e, soprattutto delle nostre libertà. E quando la società concorda con le maniere forti, allora sparisce ogni remora, ed ogni barriera di civiltà.
Perché chi si prende le manganellate in piazza per la sua protesta, differisce da noi pantofolai solo perché le prende per primo, non perché noi siamo più al sicuro.
Altre due presentazioni per il libro-racconto di viaggio Lungo il Po.
Domenica 9 novembre, alle 17, saremo ad Argenta, provincia di Ferrara, al Piccolo Teatro Centro Culturale Mercato in piazza Marconi, 1. Dopo la presentazione ci sarà una degustazione dei vini delle sabbie di Mirco Mariotti.
Mercoledì 12 novembre, alle ore 21.00 saremo invece alla libreria Indipendentemente Interno 4 (via Di Duccio 26, dietro piazza Malatesta) per una serata più conviviale, intima e riminese. Ovviamente siete tutti invitati. I racconti di viaggio saranno accompagnati dalla proiezione di foto e - a Rimini - dalle letture di Paolo Vachino.
Ringrazio Mirco Mariotti e Andrea per la gentile ospitalità! Qui, la notizia sul sito di Michele
di stefano del 03/11/2008 @ 11:08:16, in viaggi, letto 1909 volte
Non ho bisogno del dottore per rendermi conto che soffro di una forma aggravata di Mal d'Africa - pur se ancora non sono mai stato sull'altra sponda del Mediterraneo, né nel cuore nero del grande continente. Mi innamora dei luoghi, di ogni luogo, e vorrei subito cambiare vita e trasferirmi. Da un paio d'anni soffro di mal di Po. E ad ogni occasione torno sulle rive del grande fiume. Ieri sono stato a Mesola, con la scusa della fiera dei sapori autunnali, e mi sono piacevolmente perso nuovamente nel labirinto del delta. Dalla strada si arriva dopo aver vagato per chilometri di bassa vuota e silenziosa. Passeggiando sulla riva destra del Po di Goro, invece, si incontrano le torri del castello merlate di Mesola dietro l'argine massiccio.
La fiera si articola tutta nella bella corte esterna. Piccoli edifici porticati circondano il perimetro del castello. Non c'è troppa gente e ci si muove volentieri tra un produttore e l'altro. Oltre all'immancabile stand pugliese (sempre ovunque!), e il venditore truce di arachidi e mandorle pralinate, la sagra è finalmente l'occasione per bissare l'esperimento salama da sugo! Mi aggiro guardingo tra due banchi e scelgo un esemplare ben piazzato che a breve finirà nel pentolone e poi sul purè. L'ultima risale al 2006. Già, perché checché ne dica l'apt di Ferrara, la salama da sugo non è proprio facile facile da trovare, non è che cresca proprio sugli alberi. Evitando gli stand umbri, campani e laziali (non perché non meritino, per carità, ma per rimanere un po' sul territorio) ci accaparriamo anche un bel trancio di salame all'aglio e torniamo verso la strada, evitando il tour “venite a vedere lo squalo bianco killer dei mari” dentro un rimorchio da camion. Mi chiedo se sarà vivo... se ci sarà solo l'arcata dentaria con tanto di braccio di sommozzatore, o se lo squalo sia lo stesso autista del camion.
Prima di tornare verso casa facciamo una deviazione alle dune fossili di Massenzatica. Il concetto di dune fossili è già di per sé affascinante. Qui a Massenzatica 3000 anni fa c'erano le sponde dell'Adriatico e al posto della pianura si allineavano lunghe dune sabbiose. Poi il mare si allontana, come un sogno, e ci si ritrova in mezzo alla pianura. Ma le dune rimangono. Nei secoli muschio e vegetazione crescono e si fortificano e danno vita ad uno spettacolo unico. Chi se lo immaginerebbe che qui, nel cuore della pianura padana, ad un passo da delta, dove nelle cartine domina il verde e non c'è nessuna elevazione, al massimo qualche depressione sotto il livello del mare, dal nulla si sviluppa un sistema di piccole collinette sabbiose, dove querce, farnie, roveti, prugnoli e felci prendono possesso di tutto lo spazio e si intravede, sotto i muschi e le foglie secche, la sabbia, sottile, leggera, nascosta? Non se lo immagina proprio nessuno perché qui non c'è nessuno. Passeggiamo un'ora seguendo il percorso segnalato senza incontrare anima viva. La luce rarefatta dell'autunno rende il paesaggio ancora più suggestivo. Il sole cola lattiginoso tra i rami e nell'aria si sente il rumore di un fagiano che sbatte le ali e vola via. C'è un'atmosfera magica. Questo posto merita più di una visita.
Tornando verso Rimini costeggiamo i due grossi ipermercati. E appare d'improvviso tutta la nostra dipendenza dagli acquisti. Sabato primo novembre, per ordinanza comunale, tutti i negozi e gli iper sono stati chiusi. Ieri, domenica, come colta da frenesia folle, tutta la cittadinanza riminese si è riversata a fare acquisti, a riempire carrelli e ad affollare negozi. Lavora, produci e crepa, diceva qualcuno. La versione attuale è Lavori, produci, compra e crepa. Che può essere semplificata con compra e crepa. Viva le dune fossili! Ah! a proposito di sistema economico e natura. Voglio ringraziare l'effetto serra per la bellissima giornata tiepida che ci ha permesso una così bella gita il 2 di novembre! Grazie CO2!