Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 il fenomeno è ormai endemico e inarrestabile, l'effetto è spiacevole: comprando un qualsiasi quotidiano in edicola ci si ritrova a casa la collezione dei poeti surrealisti polacchi del terzo dopoguerra, l'enciclopedia dell'arredamento essenziale, i saggi di cucina delle regioni d'italia, i libri dei premi nobel, i quaderni dei premi nobel, l'enciclopedia universale e quella galattica.non contento di aver soffocato le case degli italiani con libri spesso di edizione discutibile e poca utilità, da venerdì prossimo il quotidiano la repubblica regalerà l'enciclopedia medica. io, come molti dei lettori del blog, sono nato negli anni '70, periodo di grande furore delle enciclopedie. a quel tempo, tutti, e dico tutti, avevano in casa almeno tre enciclopedie: una universale, un'altra per ragazzi sul tipo de i quindici o conoscere insieme e, soprattutto, l'immancabile enciclopedia medica. me la ricordo ancora, era signorile e rilegata in pelle blu, e faceva bella mostra di sé sulle mensole del salotto. ogni volta che ne aprivo un volume scricchiolava come se non fosse mai stata aperta. e infatti non veniva mai aperta. l'unico che ogni tanto la guardava ero io, che cercavo, sistematicamente, pene, vagina e le più orribili malattie pustolose che abbondavano in gran copia tra le pagine patinate dei 20 volumi. ed è questo e solo questo, alla fine, l'uso che si fa in una normale famiglia della medio-bassa o alta borghesia (ma anche del proletariato o della nobiltà) di un'enciclopedia medica. risparmiate spazio sulle mensole e comprate qualche bel libro utile da leggere, che ne so un burroughs, che associa alle più crude e truculente descrizioni anatomiche anche la droga e l'allucinazione: ideale per un dodicenne in formazione.
quanto fa? così sul momento non lo so. ma comunque non è importante. non è un'operazione, ma una scommessa che ho, anzi, abbiamo fatto per l'anno in questione. paola e io siamo sposati da ormai quattro anni e, quando siamo andati a vivere assieme, non facevamo un mezzo stipendio in due. poi gli introiti sono aumentati e con essi anche la bulimia da acquisti, la voglia di spendere e comprare di tutto e di più.
poi, grazie agli alti e bassi del mercato, siamo tornati in bolletta e, guardando una casa stipata all'inverosimile di roba, abbiamo deciso di approfittare di questo calo (che speriamo non duri troppo) per regolare gli smodati impulsi all'acquisto, siano essi al supermercato, in libreria o all'ikea (anche volendo dove potrei mettere un altro scaffale billy o besta?)
ecco la scommessa: per tutto l'anno non si potranno spendere più di 120 euro a settimana. che siano spese di cibo, libri per lavoro o svago, spese di farmacia, benzina o imprevisti, la spesa non dovrà superare quel tetto. sono meno di 500 euro al mese.
che succederà? basteranno? o al contrario saranno abbondanti? chi vivrà vedrà. nel frattempo mi sento a metà tra l'euforico (niente spese) e il terrorizzato (niente spese).
temo di avere già la scimmia. non pensavo di essere così vittima dei messaggi pubblicitari e dell'insicurezza da acquisto continuo...
 Con Raffaella Ciacci, curatrice della mostra di illustrazione per ragazzi Illustrissimi, abbiamo deciso di dedicare qualche pagina del catalogo ad un ritratto di un illustratore. Primo ospite dell'edizione 2006 è Gianluca Neri, illustratore di Sant'Angelo in Vado - provincia di Pesaro Urbino. Di seguito, le foto e il testo preparato per l'occasione. Dal tubetto al pixeldi Stefano RossiniQuando abbiamo deciso di preparare un breve servizio fotografico su Luca Neri, mi aspettavo di dover fotografare un disegnatore immerso in un mare di carta con abbozzi e schizzi a matita o carboncino, fogli con prove di colore, scaffali colmi di tubetti mezzi aperti e spremuti e tutto quello che, nell’immaginario collettivo, serve di scenografia allo studio di un artista.  E invece, allorché lo abbiamo raggiunto nella sua nuova casa di Urbania, abbiamo trovato un ambiente decisamente diverso. Certo, come lui stesso ci ha detto, Luca è ancora in mezzo ad un trasloco e non ha proprio finito di arredare il suo studio, ma anche dopo aver montato qualche nuova libreria sulle pareti, aver attaccato qualche quadro e cose di questo genere, il fulcro del suo lavoro rimarrebbe sempre il portatile acceso davanti a lui. Ai tubetti si è sostituita la palette del programma, alla sua pennellata lo spruzzo della stampante, eppure la creazione rimane completamente umana.  Ma alla fine, anche la tecnologia ha il suo fascino. Davanti al piccolo portatile che contiene tutto il suo lavoro, gli abbozzi per le nuove idee, i concept, i testi e tutto ciò che sgorga in continuazione dalla sua testa, Luca Neri ha la stessa concentrazione e lo stesso sguardo che aveva sul foglio. Cambiano gli strumenti, ma non cambia il processo creativo. La mano corre sul mouse mentre l’occhio è fisso sullo schermo. I suoi tratti sono illuminati dalla lampada accesa sul tavolo e dalla luce che proviene dallo schermo LCD. E’ come se l’immagine avesse tre punti focali nel quale si concentrano tutte le line e attorno alle quali corre il mouse. Ma qui divago e sproloquio. Meglio lasciare spazio all’immagine. Spero che le foto possano rendere l’idea del lavoro di Luca, del mistero, informatico o meno, che corre tra un uomo e un disegno.
Alla fine anche Pinochet è riuscito a sfuggire alla giustizia umana. Morto pochi giorni fa, alla veneranda età di 91 anni, il dittatore cileno è arrivato, dopo decenni di morti e sparizioni, a sbeffeggiarci per l'ultima volta. Come Milosevich, ancora un'altra volta i macellai del XX secolo rimangono impuniti.
E' paradossale - e ancora più paradossale è che sembri paradossale solo agli occhi di pochi - che l'unico processo che prosegue a ritmo piuttosto serrato è quello di Saddam Hussein, dittatore e altro grande e spietato macellaio, creato dagli Stati Uniti, usato dagli Stati Uniti per invadere il suo paese e processato dagli stessi Stati Uniti, malamente travestiti da tribunale iracheno.
La vera civiltà, non quella della tecnologia e della burocrazia, è ancora lungi da venire.
di stefano del 25/11/2006 @ 20:01:00, in viaggi, letto 1195 volte
       Mentre nella nelle tre piazze i turisti comprano tartufi, funghi e salumi, io sono salito quassù, ai piedi della torre di Federico II da cui si raccoglie, con un solo sguardo, gran parte della città che corre zigzagando sul crinale e della campagna toscana. Dalla cima della torre, ormai sette secoli or sono, si gettò un detenuto illustre, quel Pier Delle Vigne imprigionato nell’inferno dantesco proprio per suicidio. Siamo a San Miniato, la città delle XX miglia. Così chiamata perché fu scelta dall’’imperatore svevo proprio perché all’interno di questa distanza si raggiungevano luoghi importanti dell’impero come Lucca, Siena, San Gimignano, Volterra e inoltre sorgeva sulla via Francigena nel cuore della valle dell’Arno, vicina a Firenze e Siena. Ora le strade sono vuote di pellegrini e la torre non rinchiude più i prigionieri. Ma la città ha saputo trovare una sua ricollocazione nel fortunato panorama enogastronomico, ottima produttrice di salumi, funghi, tartufi, vini e olio d’oliva. Insomma, un motivo per venire a visitarla c’è!
di stefano del 30/10/2006 @ 11:45:00, in viaggi, letto 1184 volte
Ha un certo fascino scrivere un articolo su un viaggio in treno (la tratta Sulmona Tagliacozzo, per Italy Magazine) mentre si è seduti su un trespolo da corridoio in un affollatissimo treno che viaggia da Bologna sino a Milano. La differenza tra un piccolo trenino che attraversa l’Abruzzo all’ombra della Maiella e il tecnologico e bolso trenone che taglia la pianura padana è la quantità di passeggeri per metro quadro. In un trenino si trova sempre un buco. Magari vicino ad una vecchietta logorroica pronta a snocciolare la storia di tutta la sua vita, oppure di fianco ad un adolescente dall’afrore di stalla che avrebbe voglia di trovarsi su un trenone tecnologico e bolso che taglia la pianura padana; ma un posto si trova. Nel trenone non è così semplice. Aumenta la tecnologia, ma stranamente le prenotazioni vengono segnate con inchiostro simpatico sul vetro dello scompartimento e non è possibile leggerle sino all’arrivo dell’interessato (di solito una comitiva). A quel punto ci si accorge troppo tardi che tutto il treno è pieno, stipato sino all’inverosimile di persone. Nel vagone le proporzioni variano tra le 6 persone comodamente sedute nello scompartimento e le 1500 pressate nel corridoietto. Questi ultimi poveri cristi (gruppo del quale spesso e volentieri faccio parte), incastrati come in un disegno di Escher fino a formare una superficie completamente piena di esseri umani, devono, oltretutto, sottostare alla continua umiliazione del balletto, ovvero tutta quella complessa sequenza di movenze e ondeggiamenti necessaria a garantire il passaggio di ingenui viaggiatori speranzosi di trovare un posto nella carrozza seguente.
Le carrozze piene sui treni possono essere sostanzialmente di tre tipi. Il primo è il modello sardina, quello nel quale a fatica passa l’ossigeno. Il corridoio è un burroughsiano ammasso di carne, mentre i sei prigionieri degli scomparti non si arrischiano ad uscire né per una sigaretta né per una boccata d’aria e tanto meno con l’illusione di poter raggiungere il gabinetto. Si racconta che il signor Gino Fulzi, durante uno di questi viaggi, colpito da un violento attacco di dissenteria abbia provato a farsi largo tra la calca sino a raggiungere la toilette. Non è più stato rivisto. Un’altra caratteristica delle carrozze sardina è la temperatura che raggiunge picchi di oltre 127° centigradi.
Un altro tipo è la carrozza-notte. In queste carrozze le luci sono sempre spente e le tendine degli scompartimenti sempre tirate. Che siano le 4 di mattina, le 7 di sera o mezzogiorno per un’inspiegabile legge fisica la luce non riesce a filtrare. Dall’interno degli scomparti si odono gemiti e respiri ora grossi ora profondi, ma nessuno ha mai avuto il coraggio di aprire la porta scorrevole e controllare quale tipo di creatura si nascondesse all’interno.
L’ultimo tipo è chiamato carrozza-fantasma, o anche le sirene di Ulisse. L’ingenuo viaggiatore tira un sospiro di sollievo quando ne scorge una, credendola quasi completamente libera, con una media di una persona a scomparto. Quando però l’incauto viaggiatore si avvicina per sedersi, l’unica persona presente sentenzierà un improvviso: “tutto occupato”, distruggendo in un colpo solo tutte le sue illusioni. Vi sono altre forme di questa aberrazione ferroviaria: scomparti praticamente vuoti se non fosse per piccoli oggetti, borsette e capi di vestiario sui sedili ad indicare un muto “occupato”. L’ultimo caso è il più arduo da affrontare e sono numerosi i passeggeri che ne sono usciti con una sanità mentale fortemente compromessa. Si tratta di quelle carrozze denominate “sirene di Ulisse” completamente vuote sia di persone che di oggetti. Ma, stranamente, quando ci si avvicina per sedersi, una voce dal nulla urla: “occupato!”.
Grazie a dio ogni tanto qualcuno scende. Buon viaggio.
Stefano Rossini
Stavo passeggiando per le vie del centro storico di Rimini, assaporando il profumo di una bella serata autunnale, quando le mie sinapsi sono state bruciate dalla vista della vetrina dell'Ufficio informazioni culturali del Comune di Rimini.
In bella vista campeggiava un enorme televisore al plasma che mandava in circolo informazioni sulle offerte culturali della città e la possibilità di navigare su internet toccando lo schermo.
In piena crisi d'astinenza (ho finito il trasloco da una settimana, ma la telecom non verrà sino a fine mese a installarmi la linea (linea, per la cronaca, chiesta i primi di settembre e confermata e decaduta per ben quattro volte)) mi sono avvicinato per navigare e controllare la posta e aggiornare il sito dallo schermo pubblico del comune.
Ahimè!, che delusione scoprire che si poteva navigare solo sul sito del comune! Ora sfrutto casa di amici e qualsiasi presa telefonica libera cada sotto il mio portatile.
State in linea! tornerò. Nel frattempo: scrutate il cielo!
     Semplice, 2 davanti e 2 dietro. Le foto qui sopra fanno parte del servizio (e del futuro calendario) che sto preparando insieme ai colleghi di sintesi per il raduno delle 600 che si terrà la prossima domenica 8 ottobre a Mercatale di Sassocorvaro e a Macerata Feltria. Che dire? Le macchine fanno già la foto da sola. Sono belle, tirate a lucido e "messe" in un paesaggio davvero mozzafiato: il Montefeltro. Io, quando ho qualcosa di vecchio, è solitamente nella fase precedente. E' il vecchio senza valore, non il vecchio che tende all'antico. Ad esempio non ho, nel garage, la vecchia 600, ma solo la vecchia panda... Ho saputo che i miei 3 assidui lettori si lamentano e si accapigliano per lo sporadico aggiornamento del blog. Non disperate: entro la prossima settimana finirò il trasloco e tornerò alla vita!
 Settembre inizia con alcune nuove collaborazioni. Prima tra tutte Funghi e Tartufi, nuovo mensile delle Edizioni La Traccia di Milano completamente dedicato al mondo micologico. Dove trovarli, quali appuntamenti, i migliori piatti e i ristoranti, i consigli le tecniche, Funghi e Tartufi si occupa di tutto questo (il titolo, effettivamente, non lascia adito a molti dubbi).Il mio contributo è princcipalmente fotografico, ma non mancano itinerari, ristoranti e segnalazioni di eventi che potrete trovare anche nella home del mio sito di mese in mese.
In queste settimane sto dividendo il mio tempo tra un immenso trasloco e la stesura di nuove rubriche per future collaborazioni (che, spero, vedrete sul sito quanto prima). Questo strano mix di lavori, unito ad un continuo sfoglio, da parte di Paola, di riviste dedicate alla casa, al restuaro e all'arredamento, mi fa venire in mente alcune proposte per il mondo dell'editoria domestica. Eccole:
-arreda l'arena -loft, mansarde e ziggurat -il tuo teatro greco -mausolei e cenotafi per tutti i gusti -ville, casali, castelli e regni -scaffali e librerie per la tua piramide -giardini, siepi, labirinti e cripte -rinnova la tua cattedrale
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