Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 Ricordate i vecchi film italiani anni ’70?, quei polizieschi cattivi e impietosi in cui l’eroe di turno combatteva da solo contro tutto il sistema mafioso pagando sulla sua stessa pelle? Che li ricordiate o meno, ora tornano sullo schermo, grazie all’ Associazione Culturale Insetti Malvagi Media Factory che ha dato vita al proprio cortometraggio di genere e ad un festival dedicato a tutti gli appassionati! E io che c’entro con Jack Merola the short movie? vi chiederete. Beh, io ci sono dentro per due motivi. Il primo è che uno degli ideatori del film è Luca Baggiarini, mio socio di lavoro nonché compagno di produzioni più o meno artistiche, e il secondo è che mi ha trascinato dentro il progetto, costringendomi a recitare. Io non mi pronuncio, se faccio il giornalista e non l’attore ci sarà un motivo, o forse anche più d’uno. Ha già più valore, secondo me, la mia partecipazione alla sceneggiatura (ecco, scrivere! quello lo so fare benino) Per chi ha un po’ di tempo, venerdì 4 maggio ci sarà l’anteprima gratuita di Jack Merola - the short movie - alla Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro con una bella presentazione, una mostra di foto, un buffet e la visione del film. Il tutto assolutamente a gratis (moto a luogo). Venghino siòri, venghino! Informazioni, notizie e i trailer del film li potete vedere su www.insettimalvagi.it Approfitto dello spazio per lanciare anche TaglioKorto, il primo festival dei cortometraggi amatoriali aperto a tutti! Basta avere una videocamera, qualche amico, un po’ di idee per realizzare un cortometraggio di non più di 5 minuti per partecipare gratuitamente. Il festival si terrà sabato 28 luglio. A giorni troverete le notizie sui giornali e anche su questo sito! Vi aspetto numerosi alla prima! P.S. il titolo si riferisce ad una battuta del film. Se volete sapere quale, venite a vederlo!
di stefano del 22/04/2007 @ 23:25:00, in viaggi, letto 1385 volte
  Questo fine settimana (21 e 22 aprile) sono stato invitato all'ottava edizione del Festival Internazionale delle bande di Giulianova. Ma esistono ancora le bande? - mi sono chiesto Evidentemente sì, mi sono risposto, altrimenti non mi avrebbero invitato. E infatti le bande esistono e suonano ancora. Non solo. Godono anche di ottima salute. Ogni anno, alcune bande da ogni parte del mondo accorrono in questo angolo d'Abruzzo a gareggiare per il miglior premio. Se state per storcere il naso – come stavo per fare io – smettetela e ricredetevi: sono decine e decine i festival come questo in tutta Europa ai quali partecipano bande e gruppi preparati, bravi e che poco hanno a che fare con la nostra vecchia idea di banda.   Coreografie ricche e complesse, sonorità interessanti, tradizioni lontane, il Festival delle bande, devo ammettere, mi ha riservato una sorpresa dietro l'altra. Quello che doveva essere un pomeriggio di lavoro (ebbene sì, ero stato chiamato per esser parte della giuria giornalistica) è diventata una bella occasione per scoprire un mondo avvolto da vecchi cliché. Certo, non sono mancate le bande più tradizionali, militari o di paese, spesso dal sapore amatoriale e un po' raffazzonate, che ricordavano i vecchi film anni '70 e l'immagine di un'Italia paesana, ma lo spirito della manifestazione è stato tutt'altro.   Lo spirito è stato quello dei ritmi caraibici e delle danze erotiche della banda del Guadalupe, che hanno dovuto spingere fuori a forza o altrimenti sarebbe ancora a suonare e a danzare; lo strano contrasto dell'Estonia, con i musicisti militari vestiti di tutto punto e un gruppo di cubiste svestite e ammiccanti; il gruppo lettone, che ha sorpreso, pur essendo in quattro gatti, con danze e balli goliardici dell'Università di Riga. Il clou, dal punto di vista coreografico, lo ha però raggiunto la banda della Malesia: una cinquantina di elementi, vestiti con uno strano costume simil impero britannico, capaci di muoversi e incrociarsi continuando a suonare ritmi serrati e passaggi difficili. La rigida disciplina asiatica, di cui hanno fatto sfoggio i malesi, ha però difettato la delegazione cinese, che non ha fatto male ma non ha brillato per originalità. Alla fine della giornata, pur non potendone più di ottoni, piatti e grancasse, noi giornalisti siamo usciti con una nuova fede: che anche uno spettacolo di banda possa essere una bella manifestazione. E, tra gli elementi non secondari, non è mancata la presenza di belle ragazze. Io, ma anche il mio collega di Roma, abbiamo subito dato disposizione di avvertire i corpi di ballo di ogni nazione presente, di essere facilmente corrompibili.
 Barracuda 2007 è una valanga di surrealismo, risate e riflessioni. Luttazzi non tradisce le aspettative, non si fa in tempo a ridere ad una battuta che ne ha già snocciolate 10 nuove, il tutto con un ritmo incontenibile e trascinante. Non ci sono tabù in Barracuda 2007. La filosofia di Luttazzi è sempre quella che lo contraddistingue: se qualcosa fa ridere e può diventare satira o sketch surreale, allora è giusto dirla, e lui la dice. Lo spettacolo è strutturato in due tempi. Nel primo Daniele parla di sesso e della sua stralunata famiglia, tra zii stercorari e nonni eroinomani, con qualche accenno a dio e ancora sesso. Le battute sono brillanti e funzionano, anche quelle più disgustose, e non mancano le citazioni letterarie, D’Annunzio docet. Nella seconda parte le risate si stemperano in silenziosi applausi. Ora il comico si toglie qualche sassolino dalla scarpa e lo fa con l’impeto dell’esule cacciato per le sue idee che se la prende con gli ignavi (o paraculi): per me il paragone con Dante è stato immediato. Torna la politica, l’editto bulgaro, i problemi moderni e la storia e il significato della satira. Irresistibile la parte finale, in cui Daniele risponde alle mail dei suoi fan, e il telegiornale di Luttazzi. In definitiva, chi se l’è perso cerchi di rimediare al più presto. Su www.danieleluttazzi.it, c’è la lista degli spettacoli del tour.
mentre il gentile gianni cerca di capire perché il database del sito ancora non funziona (sigh! milioni di navigatori non sapranno cosa scrivo di mese in mese...), è giusto rilassarsi per non pensare continuamente ai problemi. dato che molti lettori del blog sono, come me, amanti dei monty python non potranno non apprezzare questa chicca flash: spamalot, il gioco del santo graal! difendi il tuo castello dall'attacco dei francesi (o degli inglesi) lanciando mucche, polli, asini, conigli e alberi con la tua potente catapulta! affronterai i cavalieri francesi, i temibili cavalieri del tiè, e molti altri nemici ormai entrati nella storia... semplicemente cliccando qui
di stefano del 02/02/2007 @ 20:52:00, in viaggi, letto 1339 volte
 Al secondo giorno di permanenza a Castelmezzano, qualcuno mi ferma e mi fa qualche domanda, a forza di vedere la mia faccia in giro a far foto. Chi sono, cosa faccio, da dove vengo e qualche chiacchiera di conseguenza. Ma il tipo truce con lo sguardo omicida e il mozzicone di sigaretta in bocca continua a guardarmi nello stesso modo. Oggi mi aspettava sulla strada poco fuori la città.  A Pietrapertosa un signore mi ha offerto il caffé, portandomi nel bar centrale del paese a fare quattro chiacchiere. Il borgo dista pochi chilometri in linea d'aria da Castelmezzano, e dai punti panoramici si vedono l'un l'altro. Non sono luoghi ignari del turismo, ma nel contempo gli abitanti non sembrano molto abituati a fannulloni che girano a guardarsi intorno così come faccio io. Così sono un po' restio a fotografarli, e alla fine perdo qualche scatto interessante. Io sono sempre stato appassionato di astronomia. Ma alla fine della giornata mi metto una mano sul cuore e mi chiedo: perché finanziare missioni su Marte quando la Basilicata è praticamente inesplorata? Non è una formula giornalistica affermare che certi borghi, qui, sono fuori dal tempo. Lo sono. Si respira nell'aria. Sarebbe necessario rimanere immobile come pietre, con la pioggia che ti riga e scava rughe per decenni per capire questa terra silenziosa e antica. Oggi ho viaggiato parecchio e sono arrivato prima a Tricarico e poi a Matera a vedere i famosi sassi. Nel mezzo un paesaggio selvaggio e desolato, con lunghe strade che tagliano valli, colline, dirupi e boschi di eucalipti. Ogni paese ha la stessa struttura, con la parte vecchia cadente e praticamente abbandonata, non fosse che per un pugno di vecchi, qualche gatto e poco altro. Sembra che ormai questi borghi abbiano esaurito la loro spinta vitale. Le persone abitano più che altro nelle parti nuove.  Ma ciò non toglie che hanno dell'incredibile, soprattutto Matera. In una bella giornata invernale vuota di turisti, la città mi ha schiacciato con la sua mole, tra vie deserte e palazzi di tutte le forme e dimensioni accatastati a caso che sembravano stringermi da ogni lato.
di stefano del 01/02/2007 @ 22:59:00, in viaggi, letto 1274 volte
 Arrivare nel profondo sud d'Italia, in Basilicata, e ritrovarsi sulle Dolomiti, di primo acchito lascia un po' perplessi. Eppure è così. Pochi chilometri a sud di Potenza, le dolomiti lucane disegnano un paesaggio improvviso e selvaggio. Sembra quasi che la mano di un Titano abbia schiantato la roccia più e più volte sino a creare questa bizzarra sequenza di picchi spezzati e cocuzzoli scabri e duri.   Il paese si stringe come può tra le forme delle montagne, con strade strettissime, infinite teorie di scalini e case aggrappate nei luoghi più incredibili. Camminando in giro è più facile incontrare gatti che persone, almeno fino alle 5 del pomeriggio, quando, intorno al piazzale della chiesa (con piazzale non immaginate nulla di più largo di una via di normali dimensioni) e in via Roma si formano dei gruppetti. Si tratta per lo più di anziani, qualche ragazza e uomini con un cappello simile al basco, un mozzicone di sigaretta e lo sguardo appena un po' omicida che fissano me e la mia macchina fotografica. In realtà, a parte quest'ultimo, le persone dimostrano più curiosità che ostilità e mi chiedono in continuazione se ho fotografato anche loro. Una vecchietta, che grazie a dio camminava in compagnia di una accompagnatrice/traduttrice, mi ha dato il suo indirizzo perché le spedissi uno scatto. Ma sono i panorami che fanno da padrone in questo lembo di meridione, gli scorci che salgono dai vicoli sino alle cime delle dolomiti e il paesaggio che dal punto più alto si gode sul paese e su tutta la vallata. Solo qualche cima lontana ha uno spruzzo di neve, per il resto è anche troppo caldo per essere il primo febbraio...
di stefano del 26/01/2007 @ 14:48:00, in viaggi, letto 1175 volte
I proprietari dei negozi di alimentari e gastronomia di tutte le città italiane dovrebbero andare a lezione dai colleghi di Bologna. Passeggiando tra le belle vie medievali della città mi sono ritrovato più volte incantato davanti alle enormi composizioni di formaggi, sottoli e sottaceti, affettati e ogni altro ben di dio. Quello che mi rapiva non era tanto la varietà o la novità dei prodotti ma l'immagine totale del negozio e della vetrina. Insomma, se la chiamano Bologna la grassa ci sarà pure un motivo, no?! E il motivo è che qui gli alimentari parlano di abbuffate, del piacere di sedersi a tavola in compagnia a gustare un piatto dietro l'altro, senza pensare che possa esserci una fine. Slavine di tortellini rotolano dalle vetrine, immense mortadelle ammiccano dal fondo del negozio, pani di tutte le forme e le misure traboccano dagli scaffali e in generale traspare un'immagine di abbondanza divertita, spensierata e godereccia. E' difficile rendere a parole quello che si prova, ma la voglia di entrare e comprare tutto è irrefrenabile. Sarà anche il fatto che da San Vitale a Strada Mggiore, sino a Santo Stefano e dietro al Nettuno non ci sono anonimi supermercati, ma solo botteghe - magari più care - che rendono la spesa più eccitante.
Chi, come me, sposa un avvocato si trova suo malgrado ad avvicinarsi al nebuloso mondo dei tribunali, delle cancellerie, dei timbri e della burocrazia in generale. Oggi, tra le altre cose, dovevo depositare, per un cliente di Paola, un'istanza di appello al tribunale di sorveglianza di Bologna, un lavoro da pochi secondi...
Appena entro nel palazzo, il carabiniere esce dalla guardiola e mi si fa incontro come novello Virgilio in questa terra incognita. "Buongiorno - mi dice col tipico accento da carabiniere - di cosa ha bisogno?", "Dovrei presentare questa richiesta di indulto alla cancelleria del dott. XXX". Pausa - carica di tensioni e aspettative. Mi guarda, lo guardo, il suo sguardo si fa dubbioso. Poi riprende: "Ah! allora lei non dovrebbe venire qui. Comunque chieda all'ufficio informazioni, in cima alle scale".
Al che, colmo di aspettative e desideroso di risposte mi reco all'ufficio indicato. All'interno dell'ufficio, oltre me, ci sono una signora bionda corpulenta dall'altra parte del vetro e una stufetta che gira ronzando. La signora bionda mi guarda. Io, dal canto mio, mi preparo a depositare l'atto, ma lei mi scarta, senza dire nulla ed esce dalla stanza dopo aver preso su due o tre faldoni a caso. Sono solo nella stanza, eccettuata la stufetta. E così rimango per alcuni minuti, quando la porta da cui è uscita la signora corpulenta si apre ed entra una nuova signora, questa volta minuta e bruna. Sa il fatto suo! Prende il mio atto e inizia a tempestarlo di timbri e bolli. Poi mi saluta ed esce. A quel punto esco anch'io.
sottotitolo: la caduta.
ebbene sì, alla terza settimana dell'anno il primo scivolone: la cena fuori. in compagnia di amici a lungo attesi, abbiamo optato per una cena infrasettimanale in un locale non troppo dispendioso: il risultato è stato disastroso. pur non avendo speso molto, in relazione alla mangiata, il costo di un'uscita del genere ha pesato in modo eccessivo sulla nostra scommessa.
a causa di ciò ci siamo ritrovati il giovedì sera senza più soldi con la necessità di fare benzina e di comprare il cibo per nostro figlio e per il gatto. abbiamo dovuto rompere gli indugi e usufruire dei soldi di lavoro.
la vergogna è caduta su di noi. speso il minimo indispensabile siamo subito tornati nei ranghi. cercheremo di non scivolare più, anche se la scimmia è sempre presente...
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