Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
amo melville perché
ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettersi in mare al più presto
E Moby Dick è un mare da affrontare in piedi sulla prora della nave, incurante delle spume delle onde, nella speranza di urlare: sul ponte sventola balena bianca, sul ponte sventola balena bianca!
 Come annunciato, sabato 24, alle ore 18.00, sarò con Michele al Leoncavallo, per raccontare il nostro viaggio lungo il Po con parole e immagini. Sono passati ormai sei mesi, eppure devo confessare di averne ancora un ricordo molto vivo e bello. Chi avrà voglia di venirci ad ascoltare sarà il benvenuto! Qui trovate tutte le informazioni e il programma completo. Per l'occasione, ho aggiunto un boxettino nella colonna di sinistra con ricapitolati tutti i post del viaggio, in ordine cronologico!
Di solito non parlo molto di politica in questo blog. Non perché non mi interessi, anzi, ma perché non mi pare il luogo adatto. Questa notizia, però, arrivata dalla newsletter di internazionale, è talmente divertente e surreale che la posto qui così com'è! Sciolto il gruppo dell'estrema destra all'europarlamento.
Il primo gruppo parlamentare europeo dichiaratamente xenofobo e neofascista si è sciolto ieri a causa di una lite tra i suoi membri rumeni e italiani. A scatenare i dissidi sono state le dichiarazioni di Alessandra Mussolini all'indomani dell'omicidio di Tor di quinto. La nipote del duce aveva definito i rumeni "popolo di delinquenti" e aveva chiesto l'espulsione dell'ambasciatore rumeno. Irritati per le dichiarazioni razziste, i deputati del partito Grande Romania hanno deciso di lasciare il gruppo Its (Identità, tradizione, sovranità). Rimasto con solo 18 membri, due in meno del numero minimo, il raggruppamento è stato così costretto a sciogliersi.
fonte: The Guardian, Gran Bretagnahttp://www.guardian.co.uk/eu/story/0,,2211166,00.htmlPS a scanso di equivoci vorrei specificare che il male che non viene per nuocere di cui si parla nel titolo, non è l'omicidio, ma le affermazioni della Mussolini.
Una breve pausa dal grande fiume, anche se proprio ieri abbiamo completato il nostro tour con un sontuoso pranzo alla Capanna di Eraclio, vero scrigno dei sapori del delta (anguilla cotta alla brace e poi steccata e ri-cotta in forno, fegato grasso di germano reale, e sgombro e schei su polenta bianca... mhh, mi torna fame solo a pensarci), e il 24 di novembre sarò insieme a Michele a presentare al Leoncavallo di Milano il nostro viaggio per la manifestazione La terra trema. Ma dicevamo... facciamo una pausa dal grande fiume! Guardate questi due filmati di sapore starwarsiano per apprezzare l'infinita inventiva del popolo di internet. Secondo me è un capolavoro!! Attenzione: i filmati vanno guardati rigorosamente nell'ordine proposto: 1. primo2. secondo
di stefano del 25/10/2007 @ 12:20:00, in viaggi, letto 2827 volte
Il Po ormai è diventato un’ossessione. Ricordo ancora, prima della mia iniziazione fluviale, quando lo attraversavo in macchina o in treno e lo osservavo, chiedendomi cosa realmente fosse quel lungo corso d’acqua. Mi sono sempre sentito oscuramente attratto dal grande fiume. La sua vasta mitologia mi ha conquistato fin da piccolo, quando a scuola lo presentavano come il più grande fiume italiano. L’irrazionale si è poi depositato da qualche parte nella coscienza, in attesa del viaggio che puntuale è arrivato e mi ha permesso di trasformare e dare corpo e forma a desideri rimasti per decenni fumosi e inespressi.   Ma può un viaggio sul Po esser tale senza aver visto il Delta? Sia pure a causa di terribili tempeste e le avverse volontà degli dei? Certo che no! Per questo la scorsa settimana Michele ed io siamo ripartiti per visitare il mondo ad est di Adria, un luogo mistico in cui i confini affogano tra canali, valli e pozze.  In sintonia col resto del viaggio, anche il delta è fatto di luci ed ombre, di paesaggi affascinanti e incredibili e di orribili presenze umane. Le grandi isole incastrate tra gli innumerevoli rami del Po sono per gran parte spianate e coltivate, con campi che si perdono nella foschia e tante, troppe case. Ma sopravvive, negli ultimi lembi di terra, una natura che difficilmente può essere descritta, fatta di lunghi canneti, di vasti laghi circondati da alberi e bassi cespugli, di precari camminamenti di terra che passano in mezzo ai canali. Se fossi un poeta antico pregherei le muse di darmi ispirazione, ma siccome sono solo uno scrittore ateo, farò ricorso ad un caffé energetico.  Tutto il fascino del delta sta nella sua mutevolezza. Pochi chilometri in macchina e si perde il senso dell’orientamento. Ogni volta che si è convinti di essere arrivati da qualche parte ci si deve ricredere. Acqua e terra sembrano avvoltolarsi senza soluzione di continuità. Quando si crede di essere arrivati all’ultimo lembo di sabbia, ecco che in lontananza, oltre l’abbacinante specchio d’acqua, s’intravede una lingua sottilissima e alberata. Le strade si trasformano in ponti e si salta da un’isola all’altra. Raggiungere il mare è un’impresa. Non lo si vede a Pila, tra i pescatori che raccolgono vongole e le caricano su grossi camion. Non lo si vede nella Sacca di Scardovari, ornata di palafitte e ampia, spaziosa come un piccolo mare. Lo abbiamo trovato a Boccasette, vicino alla foce del Po di Maistra, dove la terra si trasforma in sabbia bianca e il paesaggio sembra quello di una Rimini tornata alla preistoria: il mare è selvaggio, la spiaggia desolata, malinconica, bella. Dicono che il paesaggio padano sia basso e grigio, deprimente. Magari, melancolico, e comunque suggestivo. Di grigio e deprimente c’è il carattere della gente che abita qui, chiusa, schiva, spesso scostante, che non tira fuori un sorriso neanche sotto tortura. Ma per fortuna non sono luoghi densamente abitati: una volta usciti dalla folle notte di Porto Tolle, il resto sono folaghe, cormorani e aironi...
di stefano del 02/10/2007 @ 21:30:00, in viaggi, letto 1168 volte
La disposizione di Macerata dipende da un antico errore di comunicazione. Quando il demiurgo stava lavorando per la sua creazione, egli non sapeva ancora che la città sarebbe sorta su colli, colline e crinali. Il demiurgo lavorò giorno e notte dando vita ad una città che chiamò mentalmente: la perla della pianura. Quando scoprì l'amara verità, decise di non rifare il lavoro daccapo, anche perché il posto come creatore delle città del nord Europa era già stato assegnato al nipote del capo-demiurgno. Un po' indispettito, il demiurgo lasciò cadere la città che si frantumò al contatto con le asperità del terreno disponendosi in modo caotico. I viali si trasformarono in viuzze, le strade in scalinate e tutto seguì l'andamento del terreno. Quello che all'inizio pareva un dramma fu la fortuna della città e l'arma di difesa contro i nemici, che arrancavano salendo, sudando sotto il sole, e perivano infilandosi nel primo vicolo ombroso e in discesa per un lancinante attacco di reumatismi e dolori muscolari nel momento esatto in cui il sudore si gelava sul coppino. Nonostante la lunga premessa, Macerata è una bella città caotica. Per orientarmi, mentre passo da una piazza all'altra, cerco di determinare l'importanza della via. Con Garibaldi e Mazzini so di essere più vicino al centro rispetto alle vie dei fratelli Pantaleoni, che comunque non distano poi tanto da corso della Repubblica. Non c'è un monumento che cattura o una piazza che spicca per la sua bellezza, eppure tutto l'insieme di palazzi, arcate, vicoli e scalinate ha una sua magia nel disorientare e stordire. Ma quello che veramente mi ha catturato sono state una serie di vecchie insegne, e l'odore di pane per le vie. Alla fine ho anche trovato la piazza principale con cinque vie che confluivano, dalle quali entravo e uscivo come in un cartone animato di Hanna&Barbera.  Come tutte le città italiane, Macerata soffre di un gran male: le zone traffico limitato non esistono se non sui cartelli, e le macchine sono ovunque. Mi chiedo perché non studiare un modo per entrare in università direttamente in auto, e magari trasformare le aule di lezione in drive in della cultura. Ma l'aspetto più affascinante del viaggio, anche più delle colline avvolte dalle brume che fluttuavano sui campi arati, è il dialetto maceratese, con quella sfumatura carnascialesca che lo rende irresistibile. Mentre passeggiavo mi sono imbattuto in un signore al telefono con un amico o cliente. Ecco lo stralcio di conversazione:
“Vuui una mano? Eh! Ma su pregno! Vabbè, manna pure, tant è na sciapata”.
Ancora adesso non so quale interpretazione dare alla frase tra queste due: 1. Vorrei tanto aiutarti, ma anche se sono un uomo sono incinto e aspetto un figlio. Sì, mandami pure la tua benedizione perché anche Dio è sconvolto dall'accaduto (trad. di sciapata) 2. sono incasinato di lavoro ma cercherò di aiutarti.Voi che dite?
 Non posso nascondere la mia contentezza - non virtuale - per essere stato contattato da Teresa Carrubba, direttore di sinequanon, magazine online di viaggi, arte, attualità e gastronomia, con la richiesta di ripubblicare un mio articolo uscito poco meno di un anno fa. Va bene, si tratta di "uscite" virtuali, ma sono sempre doppie! Sono contento soprattutto perché ho ancora fresco il ricordo del viaggio in Germania da cui è nato quel reportage. Un rapimento nella e della foresta nera, nel Baden-Wuerttemberg, vero paradiso dei sensi! Per chi lo vuole leggere (o rileggere) e vedere (o rivedere) le foto: cliccate quiPS la foto di copertina, visibile dalla homepage, è di Tubinga, città che mi ha stregato il cuore (anche a Paola)
di stefano del 24/09/2007 @ 23:55:00, in cinema, letto 1438 volte
 il film è bellissimo! un capolavoro del fantasy con cattivi cattivissimi, buoni che qualcuno muore qualcuno no e maghi veggenti con vestaglie orribili. sinossi: prendi il signore degli anelli e cambia qualche nome: aragorn => aurelio gandalf => ambrosinus/merlino (e un po' obi wan kenobi) frodo => romolo augusto legolas => soldato romano giovane gimli/boromir => soldato romano di colore battaglia del fosso di helm => battaglia del vallo di adriano. saruman => voadkin (o come diavolo si chiama) il tipo con la maschera tamarra passo del caradras => passaggio delle alpi
non solo il film è bellissimo, le mura e i castelli posticci e i bizantini già arabizzati nel 460 A.D ma succedono anche cose davvero inaspettate. Il generale della IX legione, un centurione stanco con l'espressione da: "non combatto più ora ho messo su famiglia aka questa non è la mia guerra aka questa è la mia ultima battaglia poi vado in pensione" SOPRAVVIVE! così come quasi tutti i protagonisti, per un lieto fine senza confini. a merito del film va detto che, per quanto la storia sia assurda ma potrebbe rientrare nel filone fantasy/romano (sì, insomma, di storico non c'è nulla), le scenografie e i costumi sono a dir poco ridicoli (ad esempio: i goti attaccano roma e appena passate le prime mura sono già nel palazzo dell'imperatore! ma dove abita?! in una torre di guardia?!??), gli attori però sono abbastanza bravi. si impegnano, anche in totale assenza di regia e nei momenti in cui lo sceneggiatore era fuori per una birra e il figlio di tre anni scriveva parole a caso sui copioni poi passati agli attori. La donna guerriera è ai confini della realtà, però è una bella figliola. ma soprattutto, il film rispetta un canone imprescindibile della cinematografia contemporanea, e cioè che una bambina, dopo una scena di crudeltà gratuita, urla: ci uccideranno tutti! VOTO: 9+
 Il catalogo "Illustrissimi" quest'anno è dedicato alla Terra, e ospita tra le sue pagine un approfondimento su una giovane e brillante illustratrice di origine slovena, ma di adozione marchigiana: Maja Celija. Di fianco alcune mie foto del servizio. Sotto, il testo: Gli occhi di Maja ridono con gentilezza quando risponde alle nostre continue domande e quando si posano sui faldoni traboccanti di disegni. Attorno una casa affascinante, un laboratorio intrigante, scaffali ricolmi di libri, mucchi sparsi e informi di tubetti e colori, pile di disegni e schizzi, appunti ovunque. Il diaframma che si apre e si chiude sposta continuamente il primo piano tra Maja e i colori, come a cercare tra i due una gerarchia difficile da trovare. Inseguire il pennello, le mani, gli occhi e i colori sulle tavole cercando di cogliere il segreto del disegno è davvero un'impresa ardua. Si può solo correre dietro agli scatti di colore senza pretendere di trovare un'essenza, ipnotizzati dai gesti e dalle figure. Solo sovrapponendo tutte le immagini, le tavole, le librerie e gli sguardi si può trovare un filo... o forse rimane solo un'illusione, una bozza, una storia. "Maja Celija che, dalla nativa Slovenia, è approdata sulla costa adriatica (territorio fertilissimo quello compreso fra la Romagna e le Marche per la nostra giovane illustrazione). Nel volgere di pochissimi anni ha saputo imporsi con collaborazioni prestigiose in Italia e oltralpe. (...) Maja è bravissima nell’andare oltre il testo, ama gli accostamenti incongrui, le sorprese visive e spiazzanti, il particolare capace di mettere in moto altri percorsi e domande." (Walter Fochesato, dal testo critico del Catalogo)
 
Maja Celija è nata a Maribor (Slovenia) nel 1977, a cinque anni si trasferisce con la famiglia a Pula in Croazia dove compie gli studi classici. Nel 1995 segue il corso di illustrazione preso L'istituto Europeo di Design di Milano e si diploma nel 1998. Nel 2002 consegue inoltre il diploma di grafica presso il C.F.P. Bauer di Milano (ex Umanitaria). Da allora lavora come illustratrice per diverse riviste Ventiquattro, Diario della settimana, Glas istre, Freundin e case editrici in Italia e all'estero: Topipittori, Orecchio Acerbo, Editori riuniti, Mondadori, Cartusia, Fatatrac, Milan, Bayard Press, Glenat, Woongjin. Ha esposto le sue illustrazioni in molte mostre collettive e personali in Italia e all'estero ed e' stata selezionata alla Mostra del Libro per Ragazzi di Bologna nel 1999, 2005 e nel 2007. Nel 2005 ha rappresentato l'italia alla Biennale dell'Illustrazione di Bratislava. Attualmente vive e lavora a Pesaro. “Illustrissimi”, nato nel 2003 con l’obiettivo di promuovere l’illustrazione e di valorizzarne la cultura presso un pubblico sempre più vasto, è un progetto, giunto alla sua quinta edizione, ideato e promosso dall'Assessorato alla Cultura e alla Pace del Comune di Riccione. Il progetto comprende ogni anno mostre personali, la rassegna collettiva di illustrazione, laboratori per ragazzi e un concorso biennale .
di stefano del 11/09/2007 @ 22:29:00, in cinema, letto 2796 volte
Per essere davvero tale, un film di serie b deve rispettare alcune inviolabili regole. Non è solo il budget ridotto, infatti, che crea un b movie. Esistono film volutamente b realizzati spendendo parecchi milioni di dollari.
ecco, a mio parere, dieci regole che permettono di capire se un film è realmente di serie b. chi vuole può commentare con esempi o segnalare gravi mancanze:
1) qualcuno, in un qualsiasi punto del film, deve dire: “moriremo tutti”; 2) il cattivo della situazione deve essere davvero cattivo, in modo gratuito e fuori scala, e deve ridere in modo sguaiato e malvagio; 3) il cattivo muore in modo orribile e dolorosissimo e spesso viene anche sbeffeggiato; 4) non deve mancare una scena lunga e ridondante, spesso anche fastidiosa: un combattimento, una scena splattero simili; 5) all’inizio del film deve essere facilmente individuabile un personaggio (solitamente nerd, ma non sempre) che morirà in modo atroce; 6) ad un dato momento, davanti ad una scena inaspettata, qualcuno dovrà dire: “Mio dio!”, oppure “Madre di dio!” o “Dio dei cieli!”; 7) non deve mancare una scena di sesso gratuito, o, almeno, un seno abbondante in primo piano; 8) lo spocchioso di turno muore in modo plateale e telefonato (variante nei b-movie horror: chi fa battute cercando di ridicolizzare gli avvenimenti, muore); 9) non deve mancare il burlone di turno che subissa tutti con battute piuttosto brutte, o, in sostituzione, il protagonista infarcisce le scene con salaci frecciate; 10) il protagonista e il cattivo sono legati da un evento passato, magari lo stesso maestro di arti marziali o simili
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