un occhio sul panorama di Ascoli Piceno... di stefano
Pensai che in un paese nuovo c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, e ripercorre la stessa strada da dove ero venuto non sarebbe stato particolarmente interessante o istruttivo.
Malitalia: il libro di Laura Aprati ed Enrico Fierro recensito da me sul sito di Fixing, il settimanale di informazione economica, finanziaria e politica di San Marino.
Alessandra Romano è una ragazza di Rimini di 26 anni che da un anno vive ad At-Tuwani, un piccolo villaggio in Palestina. L'ho intervistata alcuni mesi fa per il Ponte, nello spazio dedicato ai riminesi nel mondo. Mi ha colpito il suo coraggio. Vive in situazioni di estrema difficoltà da quando aveva 18 anni, e il suo intento è di continuare.
Ecco come cominciava l'intervista: “Sono arrivata qui nel novembre del 2008 - racconta - per Operazione Colomba. Ci occupiamo di controllare le scorte che dovrebbero accompagnare i bambini palestinesi dei villaggi vicini alla scuola di At-Tuwani, oppure accompagniamo noi stessi i pastori con le greggi o i bambini nei dintorni del villaggio. E poi stiliamo dei report per l'ONU e l'UE sulla situazione del villaggio e dei rapporti tra israeliani e palestinesi”.
E' una zona pericolosa? “Sì, decisamente. Attorno al villaggio ci sono sia avamposti che insediamenti palestinesi. Entrambi sono protetti dall'esercito. E' capitato più di una volta che le frange più oltranziste dei coloni aggredissero i bambini durante il tragitto o che anche la scorta preposta a proteggerli non facesse il proprio dovere. Nei giorni difficili uscire è rischioso, sia che si debba andare a scuola, sia che ci si debba recare a pascolare le pecore”.
Ieri mi ha inviato un comunicato stampa su una aggressione subita dal suo gruppo ad opera dell'esercito israeliano. Siccome non si parla di personaggi dello spettacolo, né di Berlusconi, è difficile che la notizia trovi spazio sui giornali italiani. Nel mio piccolo la pubblico
Coloni invadono At-Tuwani, lanciano pietre ai suoi abitanti entrando nelle loro case. I soldati usano gas lacrimogeni contro i palestinesi.
26 gennaio 2010
AT-TUWANI – nella giornata di martedì, 26 gennaio 2010, 15 coloni israeliani dell'insediamento di Ma'on e dell'avamposto di Havat Ma'on hanno invaso il villaggio di At-Tuwani e attaccato i suoi abitanti. I coloni erano scortati da tre jeep dell'esercito israeliano e dal capo della sicurezza dell'insediamento. Un soldato ha ferito un palestinese che è stato poi ricoverato in ospedale. Mentre i coloni lanciavano pietre, i soldati utilizzavano gas lacrimogeni contro i palestinesi.
In seguito, i coloni si sono recati all'entrata di At-Tuwani e hanno iniziato a lanciare pietre ai passanti che transitavano sulla strada.
L'invasione è avvenuta alle ore 9:20 del mattino. Tre jeep dell'esercito, un pickup con a bordo un colono israeliano proveniente dall'avamposto di Havat Ma'on e il capo della sicurezza di Ma'on sono entrati ad At-Tuwani. I coloni hanno attraversato il villaggio e sono entrati nelle case dei palestinesi, scortati dall'esercito.
Per ulteriori informazioni: Operazione Colomba +972 54 99 25 773
Segnalo un appuntamento interessante, per domani pomeriggio (martedì 26 gennaio), a Forlì, alla libreria MEGA, in corso della Repubblica 144, ore 18:00
La presentazione del libro “Malitalia storie di mafiosi, eroi e cacciatori” di Laura Aprati ed Enrico Fierro Edizioni Rubbettino 2009.
C’è un nemico. Spietato e senza remore.E c’è chi lo combatte. In questo libro/documentario l’interminabile conflitto quotidiano della Campania, Calabria e Sicilia. Storie di uomini spesso dimenticati. Storie di vittime e carnefici, di onesti e collusi. Passando per la Rosarno dei “neri” e le carte mai trovate di Totò Riina, forse in mano dell’ultimo grande latitante di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. Ne parlano con gli autori, Rino Germanà, Questore di Forlì, Massimo Corleo, Magistrato Tribunale di Trapani. Modera RobertoZoli, giornalista.
“In Calabria la ‘ndrangheta ha cambiato le regole del gioco: si muore. A Trapani gli imprenditori prima si associano a Cosa Nostra e poi a Confindustria. A Casal di Principe la camorra paga 900 mila euro di stipendi al mese.
In tre regioni italiane si combatte una guerra nell'indifferenza generale del Paese. Ci sono paesi e città, interi quartieri di importanti metropoli, dove si vive e si muore proprio come nelle zone di guerra. Ci sono cecchini che sparano, bombe che esplodono, squadroni della morte in azione per eseguire sentenze decretate da tribunali segreti e al di sopra delle leggi dello Stato.”
di stefano del 22/01/2010 @ 12:11:05, in viaggi, letto 1152 volte
In quel centro commerciale che è l'aeroporto di Stanstead, pronto per il viaggio di ritorno da Londra in Italia, ho trovato una cartolina che pubblicizza una catena di bar in stile italiano. Sul fronte c'è un collage di foto con, in ordine, una simpatica vecchina con pane pugliese, un prosciutto crudo, una via di un paesello medievale, un uomo con una forma di formaggio più grande di lui, un bimbo a petto nudo che mangia gli spaghetti, sacchi di caffé e un'apecar. Ma dove viviamo noi italiani? Nel neorealismo? Forse. E a proposito di cliché, noi come vediamo l'Inghilterra? Per me è la terra dei college, dei campus, e di molte cose che avrei voluto fare o essere e che ora rimangono solo un'idea, trasformata dalla nostalgia. In effetti per me andare a Londra è sempre una bellissima esperienza!
Ma la realtà è sempre diversa. Per quanto la capitale del Regno Unito mi conquisti ancora con relativa facilità, due cose mi hanno colpito, soprattutto per la disparità con il nostro paese. La prima è che Londra è piena di poliziotti. Ad ogni angolo di strada, lungo i viali, nelle metropolitane, stazioni ed in ogni altra piazza c'è sempre almeno una pattuglia di polizia che sorveglia e controlla tutto. A Rimini mi sembrano già fuori luogo i due militari dell'esercito di pattuglia con un poliziotto. Di contro Londra è pulita in modo inimmaginabile. Non c'è una carta per terra o una scritta su un muro, neppure nella metropolitana che nel pensiero generale dovrebbe essere la casa dei writer e degli squatter più riottosi. Quasi quasi si apprezza un po' il sano stile anarchico italiano - che in realtà odio ma qua, forse, si è un po' troppo rigorosi.
Paragoni a parte Londra è una città fuori dai canoni. Qui sì, ancora più che a Roma, l'impressione è quella di visitare la capitale dell'impero (e immagino che New York lo sia ancora di più). Gli edifici, i musei, la disposizione delle strade sembra dire: -Ehi! Noi abbiamo conquistato ogni cosa. Noi siamo i padroni del mondo. Non ci sono storie-. Pare quasi di vedere John Cleese in divisa rossa da ufficiale partire per la guerra contro gli Zulu. A Trafalgar Square la colonna con la statua di Nelson rimane lì a dire: - Napoleone? - Oui? - prrrrrrrt - maledettì! Ma lo dice con fiera pomposità anglosassone, condita da un briciolo di spocchia. E a me, nel bene e nel male, sembra di fare parte di questo impero occidentale. Di venire dalle più remote province a guardare la capitale, a sentire cosa c'è di nuovo, a vedere gli spettacoli che non arrivano in provincia, ad osservare la gente che corre in metropolitana anche se passa un treno al minuto.
Westminster, il Big Ben, Piccadilly Circus, Trafalgar Square, Covent Garden, St. Paul, il Millennium Bridge, la City e poi il British Museum, Bloomsbury, Oxford Circus e Oxford Street, i must più o meno sono stati presi tutti. Abbiamo saltato il Tower Bridge e la London Tower per pioggia copiosa. Ma non ci si lamenta. In tre giorni, a gennaio, abbiamo avuto ben 15 minuti di sole, e non è poco!
Ancora una volta mi è piaciuta la cucina inglese. E non solo la cucina dei grandi ristoranti capaci di rielaborare la tradizione, e neppure solo quella dei ristoranti di tutto il mondo che hanno trovato casa qui, siano indiani, vietnamiti, cinesi e thailandesi - e italiani - ma proprio la cucina più semplice, quella dei pub in cui i londinesi si trovano a mangiare qualcosa di veloce per pranzo. Salsicce col purè, o pasticci di pollo, roast beef, o ancora il famigerato "fish'n chips" che è in realtà un unico e gustoso filetto di platessa con una panatura croccantissima, accompagnato da una salsa un po' agra in stile mayonnaise. E poi mi sono innamorato del british breakfast, a base di salsiccia, bacon, fagioli in umido, uova e pane. Certo, come colazione per due giorni passati a camminare al freddo va bene, la facessi qui per stare seduto tutta la mattina al computer non so quanto durerei.
Con rammarico abbiamo mancato il grande magazzino della Fortnum & Mason, più che un negozio una gioielleria del tè e di leccornie. Vetrine lussuose oltre ogni misura con innumerevoli varietà di tè, scatole, zuccheri, biscotti, ma anche formaggi blu, foie gras, cracker di ogni tipo e altro. Ma dolci e tè in gran quantità non sono mancati durante la seconda visita al British Museum. E ancora una volta invidio il modo degli inglesi di concepire il museo, molto meno ingessato e snob. Un luogo in cui passare del tempo ammirando arte e reperti, passeggiando nelle grandi sale, fermandosi a bere un tè con un muffin o una fetta di torta, e poi di nuovo in giro in qualche altra sala, fino a che non ci si stanca! E' una incredibile alternativa ai centri commerciali per la domenica.
Al ritorno, per la prima volta in 8 voli aerei, ho visto un po' di panorama. E che panorama! Dopo un nord Europa completamente coperto di nubi: le Alpi. Sembrava di guardare una cartina di un mondo fantasy, quelli in cui, ad un certo punto, si arriva al limite invalicabile. Fine. Non si va oltre. Montagne: alte, impervie, aguzze, affogate nella neve. Mi sono davvero sembrate mitologiche, un luogo irraggiungibile, la fine di un mondo oltre il quale solo un eroe poteva pensare di proseguire. Capaci di fermare venti, tempeste e idee. E al di là, la vita continua con i soliti ritmi.
ps per tutti quelli che si chiedono cosa rappresenti la foto di quella fantastica vista cittadina, ecco la risposta: è il fantastico quadro appeso sopra il nostro letto nella camera d'albergo. Così brutto da meritare una foto!
Dall'articolo di Repubblica Le parti salienti commentate:
Loiero: "La provocazione c'è stata ma la risposta degli immigrati è inaccettabile". Basta una cartolina postale indirizzata al Presidente della Repubblica con indicate le cause dell'arrabbiatura, e la quantità di livore accumulata.
La Russa: "Troppa tolleranza. Credo che il degrado sia proprio derivato dalla troppa tolleranza nei confronti dell'immigrazione clandestina di questi ultimi anni". O forse il degrado è proprio derivato dalla troppa tolleranza nei confronti di politici incapaci e corrotti?
L'Unhcr: "Impedire la caccia all'immigrato" Il periodo stabilito per legge per la caccia all'immigrato è dalla prima decade di settembre sino al White Christmas.
Il commissario prefettizio: "Ferimento immigrati non è razzismo" Il "ferimento razzista" si ha solo se lo sparo viene somministrato da tizi con tunica e cappuccio bianco, o alla vittima viene impressa a fuoco la scritta "negro".
Aggredita troupe della Vita in diretta Questo è stato l'unico momento in cui immigrati e cittadini di Rosarno si sono trovati uniti.
Il commissario prefettizio: "Strane concomitanze" A breve uscirà un decreto legge che vieterà, in modo categorico, di riunire negri e razzisti nella stessa città.
Manifestanti impediscono al commissario di parlare Il commissario risponde: tanto non volevo dire niente!
Il prefetto: "Tra i feriti 14 immigrati e 18 agenti delle forze di polizia" Gli immigrati portano a casa il primo round per 4 punti!
Sette gennaio. Il giorno della rinascita. Il fegato cerca di riprendere le proprie dimensioni originali. E’ ora di diminuire un po’ le quantità dopo le mangiate natalizie. - Cara, pensavo di stare un po’ leggero oggi, vanno bene dei maccheroni con la pummarola? - - Sì - atona. - Cara, l’acqua bolle. Vanno bene questi maccheroni? - con la scatola dei maccheroni integrali bene in evidenza. - Sì - atona.
Alcuni minuti dopo, a tavola. - Allora? che dici? - Non mi piacciono - atona tendente al ringhio. - Ah no?! Come mai? - chiedo ingenuamente. Gli occhi, di bragia, mi fissano, dardeggiando. - Non ci sono dadini, in questo sugo. Non ci sono dadini di pancetta, di prosciutto, nulla. Non c’è neanche un po’ di panna, o di gorgonzola o di mascarpone o di qualche altro formaggio. Non c’è niente. Solo una triste pummarola. E questa pasta, poi. Non mi piace. - Perché? - Perché sento il sapore della pasta. E’ integrale e si sente soprattutto il gusto del maccherone. Poi sono al dente, e devo masticarli un’ora. Il sugo scivola via dopo le prime masticazioni e rimango a masticare dei maccheroni col sapore di maccheroni per un sacco di tempo. Intanto quelli nel piatto si sono raffreddati e così alla fine mangio dei maccheroni senza sugo col gusto di maccherone ghiaccini!
Ecco servito un buon piatto di maccheroni alla Guantanamo.