Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 Università. Alla fine di una lezione. - Ciao - dice la ragazza con voce suadente e sensuale - studiamo assieme, da te? - Sì - dice il ragazzo, probabilmente un nerd che non ha rapporti sessuali da eoni, già eccitatissimo - sì, però muoviamoci perché dobbiamo prendere l'autobus, poi la metro, e poi abbiamo due chilometri a piedi... - Sì, va bene, ciao ciao! - taglia corto la ragazza, sarcastica e delusa. Mentre la pubblicità radiofonica della Mini inizia a reclamizzare l'auto (col messaggio: Non lasciarti sfuggire l'attimo...), la ragazza si sta probabilmente gettando tra le braccia di un altro studente, con macchina, che la porterà a casa sua per spupazzarla un po', mentre il nostro nerd se ne tornerà a casa triste e mogio, facendosi i suoi chilometri di autobus, metro e biciclette e praticando solo un po' di masturbazione. Un'altra signora dalla voce suadente parla della sua macchina molto spaziosa e flessibile (l'opel agila flexus) capace di accogliere anche un big bamboo (testuali parole), mentre un altro carica (con accento e sottolineatura) i bagagli in macchina. Una macchina molto spaziosa (è una familiare, e ci credo! questi non fanno altro che fare sesso), in cui è possibile fare tante cose. Così, al momento, non mi vengono in mente tante cose da fare in macchina, oltre a guidare e fare le code, ma la signora di prima probabilmente aveva altro in mente. E' finita? No, perché playboy ha lanciato una nuova sezione della sua rivista, ovvero le conigliette in moto: tipe pettorute e ammiccanti che cavalcano grandi moto cazzutissime e aggressive. In tutti e tre i casi si mischiano due messaggi: compra la macchine (o la moto) con “ooohhh! ho un'irresistibile voglia di fare sesso, con te. subito! qui, dentro la macchina o sulla moto. Sì proprio con te uomo che padroneggi la macchina e guidi con aggressività e mi fai capire che sei padrone della tua vita e te ne vai sulle strade in cui non c'è mai nessuno e domini l'orizzonte! Sì, uomo che padroneggi la macchina, voglio con te i miei figli che a loro volta, appena diciottenni, padroneggeranno la loro macchina, ma li voglio solo dopo folli notte d'amore. No! non parcheggiare la macchina nel garage! o perderai tutto il tuo appeal! I due messaggi, nella mente dell'uomo, si mischiano e diventano: se compro la macchina faccio sesso. Ora, questa non è la scoperta del secolo, ci mancherebbe! Ma è indubbio che, dall'altra parte, se vogliamo davvero dare vita ad una cultura che non faccia dell'automobile il solo perno della società bisognerà studiare messaggi più accattivanti di: “mi raccomando, prendete la macchina poche volte, e andate soprattutto in bicicletta, che c'è l'aria buona, si sta bene e si fa del moto. Oppure, se proprio avete bisogno della macchina e per strada la gente si sfracella e si spappola continuamente, condividete la macchina con i vostri amici, o iscrivetevi al car-sharing. Volete bene al vostro pianeta? Allora prendete il treno, freddo, sporco e in ritardo! Oppure l'autobus, ora che hanno tolto le cabine di attesa e vi abbandonano in mezzo alla strada dove un guidatore di suv che padroneggia la strada vi investirà perché stava guidando e facendo sesso con la sua donna amante contemporaneamente!” In definitiva, tra i due messaggi: sesso, donne che ti saltano addosso, eccitanti femmine che non resistono al fascino della tua automobile e inquinamento, ghiacci che si sciolgono, code in macchina e pianeta brutto e grigio, è il primo ad avere la meglio e a conquistare la gran parte dei cittadini, oltre a dare della donna un'immagine davvero evoluta! E' l'ora della controproposta! Università. Fine lezione - Ciao - fa lei con voce calda e suadente. Si percepisce una lieve vibrazione, come se la carica sessuale potesse esplodere all'improvviso. - Ciao - risponde lui, calmo e sicuro. - Andiamo da te studiare? - domanda lei ansimando. - Certo - risponde il ragazzo - dobbiamo solo aspettare che N'Dala N'Dala, il mio compagno di appartamento senegalese, passi a prenderci con la sua macchina, insieme a N'Gudu, il suo cugino superdotato. - Ohhh - risponde lei al limite della sua resistenza - ma voi fate car-pooling?! - Sì, tutti i giorni! Lei gli si getta al collo, mentre una sua compagna si sta strusciando sul cannone di una bicicletta. Dall'altra parte, su un SUV parcheggiato di traverso su una strada stretta, un ragazzo solo, ormai abbandonato da tutti e in astinenza sessuale da ormai 6 mesi, infila la canna della pistola in bocca, piangendo. Preme il grilletto. La macchina è insonorizzata molto bene. Nessuno sente niente.
di stefano del 23/03/2009 @ 23:43:54, in viaggi, letto 4522 volte
 Ah! che bella Bologna! Bologna la grassa, Bologna la dotta, Bologna la città delle torri. Ogni volta che ci vengo mi innamoro di nuovo. Visitarla di domenica, poi, me la fa vedere sotto un'altra luce. Nei miei anni dell'università o del dottorato quasi mai sono stato a Bologna nei festivi. Passare sotto i portici di via Zamboni deserti, senza incontrare qualcuno che ti proponga un corso marxista-leninista, un corso per la lettura veloce, una bicicletta rubata o un po' di fumo mi ha fatto davvero una strana sensazione! Solo qualche punk sotto il portico del teatro. Ma non tutte le attese sono state deluse. Attaccato alla parete della sede centrale, ho trovato un volantino che diceva così: 2012come e perchéEric Alexander è nato ad Atene, è cresciuto in Australia ed è vissuto per la maggior parte della sua vita in California. All'età di 40 anni improvvisamente inizia a ricevere informazioni da altre dimensioni attraverso il terzo occhio. Comincia subito, contattando il Sé Superiore (anima), le guide e gli angeli dei suoi clienti, a dare loro letture personali.Egli ha notato che quasi ogni anima è interessata a preparare la propria rappresentazione terrena per il passaggio verso la Quinta Dimensione. una transizione che nessun essere umano nella storia della creazione ha mai fatto prima, continuando a restare in un corpo fisico.Questo ufficialmente succederà il 21 dicembre 2012.Tuttavia, questo periodo transitorio crea disagi fisici ed emotivi. E' proprio su questo disagio che Eric Alexander dà informazioni affinché i nostri pensieri e le nostre azioni non blocchino le energie nei nostri corpi che a loro volta creano malattie.Tre anni fa Eric comincia a dare seminari su questo evento che pian piano si sono trasformati in vere e proprie canalizzazioni spirituali.Eric Alexander terrà dei seminari a Bologna il 9 maggio e letture private dal 10 maggio.  Secondo me, Eric Alexander è un amico intimo di John Titor, l'uomo che viene dal futuro. Anzi, Titor, magari ha già travalicato la quinta dimensione e proprio per questo i due hanno litigato. -Da quando hai travalicato la quinta dimensione non sei più tu. Non chiami, non ti fai vedere, e passi sempre più tempo nel passato! -Dai, non dire così, lo sai che devo redigere un sacco di rapporti per il Sé Superiore, le guide e gli angeli. Chi glielo dice a quelli che sono stato tutto il pomeriggio fuori con te?! -Fa' un po' quel che ti pare, io ora mi sto organizzando per tenere delle canalizzazioni spirituali! -Sarebbero? -Dei seminari! -E non potevi chiamarli così?!  Uomini fortunati. Io vivo preda della mia distrazione! Ho ricevuto tante comunicazioni da altre dimensioni. Ma purtroppo finiscono sempre nella cartella spam e le butto via. Ma poi, perché il 21 dicembre 2012? Va bene che è il solstizio d'inverno, e già di per sé questo sembra esoterico, ma con il 20 dicembre c'era una bella corrispondenza numerica di giorno/mese/anno: 20 12 2012. Piazza Maggiore brulica di gente, complice una bella giornata di sole ma soprattutto tante mostre tutte molto interessanti. Comincio dal museo Morandi, dove sono in esposizione, in due stanze, le foto di Bernd e Hilla Becher ( clicca qui per vedere alcune loro immagini), che per decenni hanno fotografato, in bianco e nero - silos, fornaci e altre strutture industriali, anzi, di archeologia industriale sparse tra l'Europa e l'America. Suggestivo. Sembrano quasi delle cattedrali moderne (e questo la dice lunga sulla nostra epoca). Ma oggi è anche la giornata della scienza, e in tutti i musei si trovano anche plastici, foto e opere d'arte che raccontano la scienza di oggi. E' difficile dire dove finisce l'arte e dove comincia l'analisi in foto che sono fasci di colore e linee che esplodono in bolle perlacee. C'è anche uno stand di Voyager... Voyager? Cosa c'entra Voyager con la scienza?! Meglio Voyazer! Infine, sono tornato al museo archeologico di Bologna che, pochi sanno, ospita una vasta collezione egizia,  in gran parte derivata dalla tomba di Horemheb a Saqqara. Anzi, in alcuni punti del museo ci sono intere sezioni della tomba. Tra qui e il British Museum, il Louvre e il Museo di Torino ci si chiede cosa sia rimasto in Egitto di egiziano, a parte Zaki Hawass, che non vuole ammettere che le piramidi erano antiche astronavi costruite da una razza aliena di rettiloidi che 4000 anni fa governava il mondo con una tecnologia fantascientifica, tipo che sollevavano i pietroni di svariate tonnellate con dei raggi verdastri. Una sezione era dedicata all'opera di Giovanni Battista Belzoni, un Indiana Jones dei primi anni dell'800, un vero archeologo ante litteram. Anzi, probabilmente George Lucas si è ispirato in parte alla sua figura per creare il personaggio di Indy (e in parte a quella di Luca Baggiarini, ma questa è un'altra storia). C'è un aneddoto molto divertente sulle sue scoperte, che riporto pari pari da wikipedia: Dalla tomba di Seti I, inoltre, egli riportò a Londra il sarcofago in alabastro translucido del re che offrì al British Museum per 2000 sterline. Il museo rifiutò l'offerta, così scatenando anche le ire dell'opinione pubblica, ed il sarcofago venne acquistato dall'architetto John Soane (che lo fece installare nella "cripta" della sua abitazione ove, ancora oggi, si trova).
 Il solo motivo per cui un uomo decide, ad un certo punto della sua vita, di fare un figlio e di assumersi la responsabilità di genitore è di ricevere gli auguri per la festa del papà. E' un modo come un altro per guadagnare uno status differente dagli altri. Anche perché per ricevere gli auguri di compleanno è sufficiente essere vivi, per ricevere gli auguri di onomastico basta non chiamarsi Telestonio, per le felicitazioni di Natale l'importante è vivere nella pars occidentale del mondo, mentre per sentirsi dire “Buona festa del papà”, è tassativo avere almeno un figlio. Questa è una festa a requisito (per la festa della mamma e della donna vi sono dei requisiti biologici attualmente insormontabili). Così, oggi, quando mio figlio si è svegliato, mi sono preparato a questa grande investitura. Sì, perché oggi è la festa del papà, e finalmente mio figlio è cresciuto e può gratificarmi così come è d'uopo. Da questa mattina, per una strana congiunzione astrale, mio figlio mi ignora e mi evita come mai è successo in questi tre anni di vita. E' allora che ho cominciato a meditare sul significato di questa festa, rendendomi sempre di più conto che tale ricorrenza ha più un valore di memento che di felicità. E in effetti, basta pensare al personaggio cui questa festa si ispira. San Giuseppe. San Giuseppe, padre di Gesù, fu costretto a scappare per tutta la Giudea col bimbo appena nato. Vide sua moglie partorire in una stalla. Fece per tutta la vita un lavoro pesante per mantenere la famiglia. Ma, soprattutto, fu il padre putativo di un figlio non suo. Sì, insomma, con questo patròn (come va di moda dire oggi), non c'è da stupirsi che la festa abbia questi risvolti. L'unico modo con cui sono riuscito ad estorcere a mio figlio degli auguri è stato ricattandolo con una fetta di torta Sacher. A quel punto mi ha detto: “Auguri caro babbo. Buona festa del papà”. Certo, ho il timore che se al posto mio ci fosse stato un orco verde coperto di pustole e dall'alito ributtante, mai visto da mio figlio, con gli occhi iniettati di sangue, ma con in mano una fetta di SacherTorte, la reazione di Agostino sarebbe stata la stessa: “Auguri caro babbo. Buona festa del papà”. Ma si sa, la vita è fatta di piccole gioie. Così piccole che a occhio nudo non si vedono. Alla fine, però, un regalo l'ho avuto. Due settimane fa mio figlio stava giocando col mio cellulare. Poi, d'improvviso, il telefonino è scomparso. Agostino dove l'hai messo? Non lo so, non ricordo. Apri tutti i cassetti, cerca ovunque, ribalta la casa. Potrei chiamare il mio numero per trovarlo! Cellulare scarico. Per farla corta (ma vi assicuro che non è stata corta!) ieri sono andato a fare una tessera nuova. Nuovo numero, nuovo telefono. Oggi, mentre mangiavo, Agostino giocava in sala per i fatti suoi, svuotando cose. Ad un certo punto vado nello studio e vedo, sopra la scrivania, nello stesso punto in cui si trovava due settimane prima, il mio cellulare. Devo ammettere che la mia prima sensazione è stata la paura. Sto impazzendo? E' sempre stato lì e non l'ho visto in tutti questi giorni? Mio figlio nega tutto. Non sa dov'era, dove l'abbia preso, né altro. A questo punto, se non sono ancora pazzo, c'è una sola ipotesi: gli omini blu. Non so chi si ricorda degli omini blu, protagonisti di un vecchio episodio di “Ai confini della realtà” ( A Matter of minutes) in cui una coppia rimaneva intrappolata fuori dal flusso del tempo e scopriva che ogni minuto veniva preparato da squadre di operai tutti blu - anche la pelle - che creavano dal nulla un intero mondo, lo arredavano e poi, per un intero minuto, la vita passava da lì, mentre un'altra squadra creava il minuto dopo e così via. Ogni tanto, qualche omino blu si dimenticava di piazzare oggetti o altre cose che i “terrestri” notavano e pensavano di avere perso, fino a che un'altra squadra, qualche secondo o ora o giorno dopo rimetteva al proprio posto. In casa mia è la scusa per ogni cosa. Ma ora, penso che ci sia qualcosa di più...
 Comincio a sospettare che i mafiosi, i puttanieri, i trafficanti di droga e di organi, nonché i malavitosi in genere, vadano tutti in giro con la panda modello vecchio. Avete presente quella macchina semplice, dalle linee un po' squadrate, senza optional e riconoscibilissima già da oltre un kilometro di distanza? Ecco! Proprio quella.  Io stesso sono un possessore di panda vecchia. E so bene di cosa parlo. La mia odissea comincia nel 2002, quando, appena sposato, compro la mia prima e sola macchina, l'unica che, al tempo, posso permettermi di pagare in contanti senza condannarmi ad un decennio di rate: la panda modello vecchio. Acquisto una delle ultime in produzione, di lì a poco la mia vita cambierà radicalmente. Se c'è un blocco stradale, io vengo fermato. E non lo dico così, in modo parossistico. In questi ultimi tre mesi, lungo la strada che faccio due volte a settimana da Rimini a Sassocorvaro, sono stato fermato 6 volte dai controlli di routine dei carabinieri che ogni volta mi prendono le generalità. Con tutti i dati raccolti sono ormai convinto che possano ricostruire tutti i miei spostamenti con un errore di 0,5 metri. In una vacanza di alcuni anni fa, i gentilissimi ed ospitali svizzeri mi hanno fermato e fatto scendere, sia all'ingresso della confederazione elvetica, sia in uscita, per controllare il porta-bagagli, le borse, i vani portaoggetto e, ovviamente, tutti i documenti. Insospettiti anche dalla mia pettinatura, hanno anche controllato il numero di telaio della macchina. Per farla breve ho passato alla frontiera tra Germania e Svizzera quasi mezz'ora (ora che anche la Svizzera è dentro Schengen mi vendicherò trasportando uranio arricchito, anche se dovessi perdere qualche capello!) Durante un altro viaggio, in Austria, di qualche anno prima, ho rasentato la perquisizione delle cavità corporee. Protagonisti del controllo, pignolo sino all'inverosimile, due energumeni (che per amore di privacy e per il loro modo di intimidire chiamerò Goebbels e Goering) che sbraitavano richieste, parlavano tra loro e ridacchiavano mentre aprivo borse e svuotavo bagagli. A dire il vero, la scena mi ricordava quei momenti carichi di tensione dei film splatter, quando i due aguzzini ridono e dicono cose incomprensibili prima di tirare fuori i machete ed accanirsi sulla povera vittima.  Divagazioni a parte, anche questa mattina, a San Marino, due gendarmi mi hanno fermato ed hanno controllato tutto il controllabile, bagagliaio incluso. Mi sento quindi in dovere di avvertire chiunque abbia intenzione di avviare un'attività delinquenziale di valutare bene l'acquisto della macchina giusta. Lo startup di un'azienda, infatti, è un momento cruciale, e fare l'acquisto sbagliato solo per risparmiare poche migliaia di euro può rivelarsi fatale. Meglio investire subito 20.000 o più euro in un SUV o in un macchinone dalla grande aggressività, piuttosto che risparmiare quei 18.000 euro che poi sarebbero subito spesi in cauzioni e avvocati ogni qual volta un agente dell'ordine pubblico fermerà il conducente per un banale controllo, chiederà di aprire il bagagliaio e scoprirà i vasetti contenenti cornee e occhi.  In definitiva, sulla strada accade quello che io chiamo il paradosso Berlusconi. Alle scorse elezioni, la mia simpatica e arzilla nonnina di 89 anni, mi ha chiesto per chi ho votato. Non che non lo sapesse (conosce il mio orientamento politico e spesso penso che preghi affinché io cambi sponda), voleva solo divertirsi a sfottermi un po'. Al che le ho girato la domanda. - Tu, nonna, per chi hai votato? - Per Berlusconi! - E perché? - Perché con tutti i soldi che ha, non li ruberà mica a noi!  Ecco! Questo è il paradosso Berlusconi: e cioè la tendenza a pensare che chi è già ricco possiede tutto ciò di cui ha bisogno e non ruberà mai un euro a chicchessia (invece di pensare il contrario, e cioè che magari uno è così ricco proprio perché ha già rubato tanto, e siccome così facendo è diventato ricco potrebbe anche decidere di continuare, invece di smettere solo perché non ne ha più bisogno - il discorso è, ovviamente, generico, e non riferito al nostro amato presidente del consiglio!). Sulle strade accade la stessa cosa. Perché - potrebbe chiedersi un potenziale poliziotto - dovrei fermare quel Mercedes full-optional dai vetri oscurati che costerà almeno 50.000 euro e che probabilmente porterà degli stimati dirigenti d'azienda al lavoro? Figuriamoci se specchiatissimi dirigenti aziendali quali probabilmente essi sono rubassero o contrabbandassero merci illecite - continua sempre il potenziale poliziotto (vorrei invitare il poliziotto a ricordarsi quali macchine trovano ogni volta che confiscano una villa ad un qualche mafioso. Avete mai sentito un telegiornale aprire con: "Trovata la villa di Provenzano! Nel garage, il capo-mafia nascondeva una vasta collezione di panda, fiat 126, fiat ritmo e skoda”?). E invece la panda o le macchine piccoline fanno l'effetto esattamente opposto, e cioè quello di indigenza estrema. Penso che nessun agente si scandalizzerebbe se, una volta fermatomi per l'ennesimo controllo, trovasse, sul sedile del passeggero, una borsa freezer con dentro gli organi di mia madre da vendere al mercato nero. - Lo sospettavo! - sarebbe il suo grido di giubilo! Come dargli torto? Anch'io comincio a nutrire dei sospetti su di me, ed è da un po' di tempo che osservo i miei movimenti con attenzione, non si sa mai!
di stefano del 03/03/2009 @ 19:42:42, in viaggi, letto 1198 volte
 Voglio ringraziare tutti gli architetti tardo medievali e rinascimentali che hanno stipato, nel centro di Urbino, case, palazzi, botteghe, colonnati, chiese e fortezze. Grazie a questi prodi eroi dei secoli passati, gli architetti contemporanei e gli speculatori edilizi che sguazzano nel resto del paese qui non sono riusciti a fare troppi danni. Se si vuole avere un'idea di cosa sarebbe potuta essere Urbino, basta raggiungerla dall'entroterra, da Sant'Angelo in Vado e Urbania, e arrivare al capoluogo rinascimentale dopo infiniti tornati. La città rimane nascosta sino all'ultimo, accovacciata tra le colline, ma sul versante esterno, quello che si offre alla vista sorgono orribili palazzoni squadrati e osceni. Sono così brutti, ma così brutti che uno pensa di aver sbagliato strada, che Urbino, la città ideale, non può essere lì dietro.  E invece alla fine, dopo un'ultima curva, si vede la linea della città, ma per fortuna già non si vedono più le aberrazioni edilizie. Nel centro storico le vie della città sono anguste, tutte in salita e discesa, e sempre strette da lunghe file di case. Raramente, alla fine di una lunga scalinata, si arriva in un ampio viale, e l'effetto è straniante. Dalla cima della Rocca Albornoz, tutto quello che si vede sono le guglie sottili in mezzo al mare di mattoni, cupole e tetti. E dietro le cime stondate del Catria e del Nerone, ancora imbiancate da un lungo e bellissimo inverno.  Quando si lascia Urbino ci si ritrova di nuovo in mezzo allo sputo di cemento. Vedendolo, ancora una volta mi viene da dire: grazie architetti rinascimentali che avete costruito su ogni spazio disponibile nel centro storico, perché, in caso contrario, un hotel admiral dai piloni di cemento, un palazzo della provincia color fucsia a forma di tetraedro (che, tra l'altro, potrebbe anche essere carino), e altri incubi del genere sarebbero già sorti di fianco al Palazzo Ducale.
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