Sempre devi avere in mente Itaca - raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull'isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Non ho resistito. L'ho letta in giro e qui la riporto:
Un numero infinito di matematici entra in un bar Il primo ordina una birra, il secondo ordina una mezza birra, il terzo ordina un quarto di birra. Il barista dice: '"Idioti" e spilla due birre.
di stefano del 20/12/2008 @ 17:59:16, in viaggi, letto 1646 volte
London bridge is fallin' down, fallin' down, fallin' down. London bridge is fallin' down, my fair lady! E' un po' come se in Italia cantassimo: Il colosseo viene giù, viene giù, viene giù. Il colosseo viene giù, mia bella amica! Questa canzoncina mi ronza in testa da una vita; e in modo ininterrotto dalla scorsa settimana, quando sono partito per Londra, finalmente. Anche il mio terzo viaggio in aereo mi ha regalato panorami incredibili. Dopo il decollo vedo, nell'ordine, nuvole, poi le Bewölkung, quindi le nues, e infine le clouds. Mai l'Europa è stata così meteorologicamente unita!
Appena atterrati a Stanstead è cominciato il mio tour per la capitale inglese. E devo dire che, a parte il tempo orribile e il delirio del quartiere di Soho il venerdì sera (thanks God is friday), mi sono trovato davvero a mio agio e bene in ogni luogo. Dallo struscio serale per Piccadilly Circus (divisa tra le facciate dei palazzi coperte dai pannelli illuminati pubblicitari che sembrano usciti da un romanzo di Gibson e la colonna dell'equivoco angelo-Eros), alle prove dei concerti natalizi a Trafalgar Square, sotto la statua dell'ammiraglio Nelson, sino alle passeggiate notturne illuminati dalla mole dorata di Westminster e del Big Ben. Sarà che ormai gli anglosassoni, negli ultimi decenni, hanno plasmato il nostro immaginario, ma Londra sembra davvero la capitale d'Europa. Non tanto, o non solo, da un punto di vista architettonico, ma proprio per la vivacità, per la multiculturalità, per il continuo fermento che pervade ogni via, per l'aria - umida e fredda! - che si respira. Ogni luogo rimanda alle infinite memorie culturali di cui ormai è simbolo: Hyde Park, Covent Garden, Oxford Street, la City, WhiteChapell, King's Cross e ancora si potrebbe andare avanti per un'intera giornata.
Ma, forse, la visita più stupefacente è stata quella al British Museum. La definizione di Museo è riduttiva, l'idea è quella di una cattedrale della storia umana. Ci ho passato un intero pomeriggio, ed è stato davvero emozionante, soprattutto di fronte alla stele di Rosetta [nota: è vero che, come dicono tutti, un pomeriggio non basta per vedere il British, così come non basta una giornata e probabilmente neanche due, ma varrebbe la pena andarci anche solo per un quarto d'ora, giusto per lanciare il proprio sguardo su capolavori incredibili.]. In modo un po' pirandelliano, dopo i primi sentimenti estatici umanistici, mi torna in mente la figura di Athanasius Kircher, che nei primi decenni del '600 tradusse tutti i geroglifici in latino. Un'opera che ebbe una grande risonanza tra i coevi e con la quale il dotto gesuita tedesco sperava di conquistarsi un po' di riconoscenza tra i posteri. Peccato solo che, come dimostrò Champollion un paio di secoli più tardi, tutta la traduzione di Kircher era sbagliata, e oggi, il povero Athanasius è ricordato più come aneddoto tra gli storici che altro. Se dall'archeologia dobbiamo cercare di ricostruire la vita dei popoli antichi, una delle poche cose sicuramente desumibili è che gli antichi greci passassero metà o più della loro giornata a fare vasi di ogni forma e dimensione. Lunghi, stretti, larghi, bassi, colorati, integri o a puzzle, intere sale sono piene di vasi e urne (e qui viene in mente Keats e l'Ode a un'urna greca). Molto bella anche la Tate Modern Gallery, sia per l'edificio che per la collezione (Picasso, Mondrian, Braque, Boccioni, etc.). Molto suggestiva la "unilever Series TH. 2058" che immagina una londra futuribile in cui piove da decenni, con ragni giganti, strana flora e scheletri di enormi roditori.
Contrariamente al pensiero comune, ho mangiato molto bene. Tanto etnico: indiano in testa (buono, ma massacrante il risotto traboccante di chiodi di garofano), poi cinese, thailandese e coreano. Ma devo dire che ho affrontato bene anche il tipico breakfast anglosassone con bacon, salsiccia, fagioli in umido e uovo, o anche il pranzo al pub, sempre a base di salsiccia e patate.
Gli ultimi due giorni del soggiorno londinese sono stati dedicati ad un corso di meditazione presso un centro jainista nella prima periferia di Londra (è difficile, in queste grandi città, capire i confini). Il jainismo è una filosofia indiana. Il concetto di scuola filosofica indiana mi ha ricordato molto quello della Grecia del periodo imperiale, come il neoplatonismo. Per i greci del periodo ellenistico, la filosofia non era solo una interpretazione fisica e metafisica del cosmo, ma un pensiero intriso anche di speculazioni religiose e rituali, in cui il fondatore assume sempre di più un carattere sacrale. Un altro aspetto affascinante del jainismo è il tentativo di unire la propria tradizione filosofica con la scienza moderna e ancora il particolare accento che questa filosofia ha sempre posto sulla non violenza assoluta, tanto da influenzare anche la formazione del pensiero Ghandiano. Anche in questo caso, nonostante le belle sessioni di meditazione e di yoga, non ho potuto non ritornare ad una fonte letteraria. La linea del Tube che portava al centro, infatti, passava anche per Baker Street, e qui, al 221b, aveva dimora il principe degli investigatori: Sherlock Holmes, anch'egli appassionato di India e di meditazione, tecnica che spesso usava - insieme al violino - per rilassare la sua mente sempre sotto pressione.
La notizia viene dal sito di newsrimini.it: questa notte la giostra natalizia di piazza Tre Martiri ha preso fuoco e stamattina appare così come la si veda nella foto di newsrimini.
Non si escludono cause quali il corto circuito o un guasto, ma a questo punto torna con forza l'ipotesi razzismo! Da dove venivano quei cavallini? Erano stati realizzati in Cina? Oppure, ancora peggio, in qualche paese dell'ex blocco sovietico? Magari dalla Romania. Non si esclude la possibilità che fossero cavallini ROM.
E ancora, nel caso fossero di italica provenienza, per quale motivo pernottavano proprio nella piazza centrale dell centro storico di Rimini? Non vi sono stalle giocattolo e altri luoghi adatti allo stazionamento di queste creature? Hanno forse dato fastidio ai negozianti con la loro musichetta urtante?
Il rogo è stato un caso, un incidente, oppure una bravata, una marachella o la giusta rimostranza di uno spirito nazionale stanco di sottostare alle imposizioni natalizie di gusto anglosassone? E nel caso di un corto-circuito, da dove proveniva la corrente elettrica che alimentava il giocattolo? Era di sicura provenienza italiana, oppure era una corrente anomala e maggiormente soggetta e scintille spedita da remote zone del Caucaso? Gli inquirenti stanno ancora vagliando tutte le prove. Per ora constatiamo che in questo periodo, a Rimini, i roghi vanno di moda.
C'è un pensiero che mi ronza in testa da un po' di giorni, da quando ho letto la notizia dell'imminente uscita del libro di Cassano. Più che il libro in sé, mi ha colpito la tag con cui è stato pubblicizzato: in vita mia ho avuto tra le 600 e le 700 donne. La cosa mi è entrata in testa come un tarlo fastidioso e si è annidata lì. Poi è riesplosa ieri, con un'altra notizia: gli studenti inglesi protestano contro il concorso di Miss University: “Ci misurano il seno e i fianchi, come si fa con le bestie”. E in effetti in entrambi i casi, le donne diventano poco più che bestie, oggetti, orpelli, trofei. Non c'è niente contro il sesso in sé, che anzi è una delle più belle forme di relazione tra uomo e donna, divertente, libera e giocosa, ma è proprio ciò che diventa la donna in questi contesti. Ma mi chiedo, delle 6-700 donne che Cassano ha posseduto che fa? Tiene come trofeo i preservativi usati? o i blister delle pillole? fa una tacca sul pene, dà un morso al seno della poveretta? Perché alla fine il concetto è quello: prese, scopate e messe in vetrina. Potrebbe anche mozzare loro la testa e attaccarla alla parete di casa. E visti gli stipendi assurdi dei giocatori di calcio immagino che abbia abbastanza muri in cui attaccarle tutte.
E' davvero avvilente vedere che ancora oggi la donna è questo, come dicevano Disegni & Caviglia ] in una vignetta di parecchi anni fa, un buco con un po' di roba attorno. Molto meno volgare, ma più gioioso e liberatorio, il sonetto dedicato al sesso, scritto a quattro mani dagli amanti Paul Verlaine e Arthur Rimbaud:
Ode al buco del culo
Oscuro e increspato come un garofano viola Respira, umilmente acquattato tra il muschio Umido ancora d'amore che segue il dolce pendio Delle natiche bianche sino al limite dell'orlo.
Filamenti simili a lacrime di latte Hanno pianto, sotto l'austro crudele che li respinge Attraverso pietruzze di marna rossiccia, per andarsene là dove il pendio li chiamava.
S'accoppia spesso la mia bocca alla sua ventosa. La mia anima, del coito materiale gelosa, Ne faccia il lacrimatoio fulvo e il nido dei singhiozzi.
E' l'oliva svanita e il flauto grazioso E' il tubo ove discende la celeste pralina Chanaan femminile nel madore dischiuso.
di stefano del 04/12/2008 @ 11:10:05, in viaggi, letto 1446 volte
E' finalmente uscito il booktrailer del libro Lungo il Po. Realizzato da SintesiComunicazione con il testo di Michele Marziani, la voce di Franco Fattori, le mie foto, il montaggio di Luca Baggiarini e la musica dei Massive Attack! Su youtube potete guardarlo anche in alta qualità (un bel po' meglio!) Che altro dire? Spero vi piaccia!