Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
di stefano del 30/08/2008 @ 13:50:52, in viaggi, letto 1371 volte
 Ho un debole per Ravenna e Ferrara, due città a metà tra la terra e il mare. Due città fuori dagli assi viari principali perché edificate su vie d'acqua, fiumi, lagune. Qualcuno le chiama città morte, ma devo dire che a me piace l'idea di trovarmi nel centro di una piazza, tra le mura di vecchie basiliche e un palazzo dalle persiane chiuse, in silenzio. Con pochi passanti, niente macchine e l'aria dolce del pomeriggio. Dietro al battistero degli Ariani o davanti a Sant'Apollinare nuovo non si muove una foglia, solo un po' di insetti al lavoro. Di vero che c'è che a Ravenna la sera si trova più gente che di giorno. L'idea di aprire i principali musei e scavi archeologici è un bell'incentivo per visitare la antica capitale dell'esarcato e le bellissime testimonianze storiche. Così ci siamo presi una serata per visitare la Domus dei tappeti di pietra. A due passi dalla basilica di San Vitale, la piccola chiesetta di Sant'Eufemia - anonima e anche poco illuminata, anzi, proprio al buio - è l'ingresso di una abitazione signorile del V-VI secolo. Come suggerisce il nome, tutta la pavimentazione a mosaico è conservata in modo incredibile. Le decorazioni, i motivi geometrici, i fregi e le scene raffigurate lasciano senza parole. E senza parole sono probabilmente rimasti gli addetti allo scavo per la costruzione del parcheggio sotterraneo sotto il quale hanno trovato i mosaici. Anzi, forse qualche parola sulla bocca l'avevano, ma questa non è la sede più adatta a riportarle. C'è un particolare molto interessante nella Domus, che si ritrova anche nella domus del chirurgo di Rimini. Il proprietario, probabilmente un membro importante della società, ad un certo punto ha deciso di ingrandire la sua abitazione passando sopra e inglobando una strada pubblica e dividendo in due un quartiere. Nel tardo antico, infatti, la presenza dello stato si era un po' allentata, e chi si poteva permettere di abusare, spesso lo faceva. Questo mi ricorda altri tempi, più vicini... La visita a Ravenna è stata anche l'occasione di visitare la Ca de Ven, un'osteria storica nel cuore di Ravenna. Aspettate prima di cliccare sul link! Sì, perché è necessario premettere che la Ca de Ven ha probabilmente uno dei più brutti siti internet dai tempi del web. Brutto da vedere, brutto da navigare e con un indirizzo difficile da ricordare. Il luogo, invece, è l'esatto contrario. Facile da trovare, nel centro di Ravenna, bello da vedere e ottimo per una serata.  L'ingresso è in un palazzo storico di Ravenna. Un grosso portale di legno conduce in un ambiente caldo con gli alti soffitti a volta. Grossi tavoloni in legno riempiono gli ambienti e le nicchie del salone. Ci presentiamo e ci accompagnano nella sala ristorante ricavata dal cortile interno tra due palazzi coperto con una cupola di vetro. Il locale è davvero bello. Ora passiamo al menù. Piatti semplici, da osteria, qualche primo, secondi soprattutto di carne (filetto, nodino, etc.) e vini del passatore. Il piatto del giorno sono delle farfalle al ragù d'anatra. Storco un po' il naso, il piatto non sembra nulla di che, ma decido di provarlo. Mi sbaglio: il piatto è davvero degno di nota. Le farfalle sono fatte a mano, il "ragù d'anatra" in realtà è un trito grossolano di carote e zucchine con petto d'anatra affumicato. Anche gli altri piatti - i cappelletti con mascarpone e pinoli o la nocetta di tacchino, con ripieno di carne di maiale - sono sempre buoni e ben equilibrati. Anche nelle ricette più semplici si percepiscono i singoli sapori e le particolarità, come nella piadina con olio d'oliva di Brisighella. Da provare anche il budino di squacquerone con prosciutto croccante e mosto d'uva cotto. Prezzi onesti: una cena per due, con due calici di vino, 53 euro. Sarebbe stato molto bello aiutare l'ambiente, seguire i consigli degli esperti, evitare il traffico e visitare Ravenna col treno. D'altronde da Rimini sono una 50 di chilometri con una linea diretta. Ma purtroppo non ci sono treni serali oltre le 21 e 20. Perché?, mi dico, perché?
(rassegna stampa del 27.08.08)
Le olimpiadi hanno chiuso il sipario da pochi giorni e nei media locali è rimbalzata una notizia che potrebbe cambiare le carte in tavola per tutte le future previsioni: un comitato di imprenditori romagnoli propone proprio la Magna Romanga come terra ospitante dei giochi olimpici per il 2020. E' uno scherzo? No! è una realtà. Sul sito di Romagna2020, viene presentato il progetto, che, ovviamente, propone la realizzazione di un insieme di opere che darebbe un nuovo e vivificante significato al termine riminesizzare, ovvero coprire tutto di cemento armato. Sicuramente sarebbe interessante verificare l'impatto sui media delle olimpiadi romagnole, dato che negli ultimi anni i giochi quadriennali sono l'occasione per far venire a galla emergere questioni di emergenza sociale, etnica e quant'altro. Durante i giochi, gli stadi sarebbero presi d'assalto dai bagnini stanchi degli scarichi in mare delle fogne locali, oppure le olimpiadi potrebbero essere l'occasione per porre davanti agli occhi di tutto il mondo la questione del Teatro Galli di Rimini, mai ricostruito dopo la guerra con i ruderi che fanno bella mostra di sé di fronte al castello! Dal 2020 al 2050 il passo è piuttosto breve. Secondo Justin Rattner, chief technology officer della Intel, questa potrebbe essere la data della singolarità. In futurologia, la singolarità è quel punto della civiltà in cui la tecnologia supera le capacità di previsione e diventa irreversibile. In quell'anno, cioè, le macchine potrebbero diventare più intelligenti degli esseri umani (non che serva uno sforzo così grosso), capaci di autoriprodursi e insomma mandare in soffittà l'etichetta "fantascienza" che sarebbe a quel punto nulla più di contemporaneità! Io nel 2050 avrò 75 anni e mi vedo già imbambolato e coi pantaloni ascellari davanti all'ultima versione dell'Ipod. Due considerazioni: le previsioni futuristiche sono un po' come la fine del mondo dei testimoni di Geova, ce n'è una all'anno, ma poi sfumano nel nulla. C'è però da dire che prima o poi molte cose si avvereranno con la stessa velocità con cui si sono avverate quelle di questi ultimi decenni che hanno ormai modificato la nostra vita in modo irreversibile. Le cose accadono e plasmano il nostro modo di percepire la realtà, spostando avanti il concetto di fantascienza che viene raggiunto più e più volte. Secondo: tutte balle. Nel 2012 il mondo finirà. Se volete scoprire e inventare qualcosa, fatelo entro quella data! L'ultima segnalazione riguarda youtube, le meraviglie di Internet e il mondo dei nerd. Mi sono imbattuto, su youtube, nel video di un gruppo elettronico francese: Zombie zombie. Il girato è un omaggio al bellissimo "La Cosa" di John Carpenter (rivisto, per l'occasione ieri sera: capolavoro!). Il pezzo è molto carino, ma la parte bella è proprio il video, dato che tutto il film è fatto in stop motion con gli action figures dei GI Joe. E fin qui... nulla di sorprendente. Ma basta giracchiare un po' per la rete per scoprire che esiste addirittura un festival tutto dedicato a cortometraggi realizzati con i pupazzetti dei GI Joe girati in stop motion: il GI JOE Stop Motion Film Festival. L'evento si svolgerà a Denver, in Colorado, il prossimo ottobre. Se non avete già impegni... ps: direi che è ormai chiaro che la rassegna stampa è aperiodica...
di stefano del 23/08/2008 @ 17:51:00, in viaggi, letto 1390 volte
Vivere e passare l'estate in una località di vacanza ha i suoi indubbi vantaggi. Oltre alle spiagge sempre disponibili, le sere si può cercare un po' di frescura sulle prime alture e sui borghi di collina. Erano anni che non venivo più a Longiano, a metà strada tra Cesena e Sogliano. Piccolo e raccolto, Longiano negli anni si è saputo ritagliare una discreta notorietà per il piccolo teatro che ha accolto le prime degli spettacoli comici più importanti. La zona è per me molto interessante anche dal punto di vista gastronomico. Nei dintorni di Longiano albergano due ristoranti che ho molto amato - e che amo ancora, nonostante ultimamente li abbia poco frequentati - il primo è il Frantoio - Locanda della Luna dei Turchi, proprio ai piedi del paese, un luogo piacevole e rilassato in cui si possono gustare ottimi antipasti, buoni primi e secondi molto validi (soprattutto il pollo). Il secondo è l'incredibile Osteria dei Frati di Roncofreddo - borgo a una manciata di chilometri da Longiano. Il ristorante di Brancaleoni è davvero un luogo da segnare e visitare più e più volte, soprattutto d'autunno, quando la fanno da padrone le zuppe con i crostini, i maltagliati e i fagioli neri del Rubicone, e l'immancabile carrello dei formaggi che, oltre al fossa prodotto dallo stesso Brancaleoni, ospita le eccellenze casearie italiane e d'oltralpe. Chiusa la parentesi dei ricordi. Ieri mi sono trovato a Longiano, per una passeggiata serale. Alle dieci e mezza il corso era ancora affollato, i bar e i tavolini pieni di gente che degustava gelati, birre e granite. Fuori da un ristorante, a ridosso dei tavolini, una ragazza sedeva dietro ad una grande arpa. Ci prepariamo ad accomodarci sul marciapiede opposto e a goderci un inaspettato concerto, quando sbuca fuori una bambina, si posiziona al microfono e comincia, insieme all'accompagnamento dell'arpista a cantare: "Tu ci hai dato i cieli da guardar, tu ci hai dato la bocca per parlar, tu ci hai dato qualcos'altro per far l'azione corrispondente (libera interpretazione ndr) e tanta gioia dentro al cuor! e tanta gioia dentro al cuor!". Il mio entusiasmo crolla. Ho un attimo di mancamento. Per un secondo cerco di immedesimarmi nei poveri avventori seduti ai tavoli costretti a gustare la pizza circondati da un canto di chiesa! Ci guardiamo sbigottiti, poi ci giriamo sui nostri passi e ci allontaniamo. Una birra rossa, fredda, ci rinfranca. Cerchiamo di riprendere fiato. Io mi assento per il bagno. Siamo seduti ad un chiosco, che non dispone di una toilette, ma per fortuna qui, a pochi passi, ce n'è una pubblica. Scendo le scalette e arrivo. Entro. E' un bagno per disabili che ha, per facilitare la vita a chi ha già abbastanza problemi, una porta scorrevole. Il problema è che la porta è in metallo, pesantissima, probabilmente ghisa, e scorre con estrema difficoltà sulla guida. Per riuscire a chiuderla devo puntare i piedi e arcuare la schiena e spingere. Per visualizzare la scena, provate a ricordare il film Conan il barbaro nel momento in cui il giovane Schwarzenegger, catturato, deve spingere con tutte le sue forze il braccio di un possente meccanismo - che, detto per inciso, non si capisce bene cosa faccia. Ecco, la situazione è quella. Comunque chiudo. Faccio le mie cose. Tre ernie per riaprire e sono fuori. Mi lavo le mani e le posiziono sotto l'asciugatore ad aria calda, da dove esce il flebile soffio di un asmatico. Con le mani gocciolanti torno alla mia birra. Quando abbiamo finito le nostre consumazioni ci viene la tentazione di provare a riascoltare la giovane arpista, nella speranza di poter godere di buona musica. Bingo! Quando arriviamo sta eseguendo una bella suonata, con una discreta perizia. Ci sediamo sul marciapiede ed ascoltiamo qualche pezzo rilassandoci e godendoci questo sapore di vacanza che qui, l'estate, è davvero a portata di mano. Poi, l'incubo ritorna! Avvisto la bambina. La musicista la chiama a sé. Prende il microfono e... lo sposta! Sì! per fortuna il suo ruolo, ora, è solo quello di girare le pagine dello spartito per il prossimo pezzo. E lo fa! con la stessa abilità con cui un consumato croupier mischia le carte di un casinò. L'arpista la incenerisce con sguardi che trasmettono mute bestemmie. Ma alla fine il pezzo riesce bene. In conclusione di serata la bambina riprende il microfono e si prepara a cantare. L'arpista si prende un momento per avvisare il pubblico che sua figlia canterà un altro pezzo. Sempre di chiesa - ma meno brutto. Ecco chi è la bimba. La figlia! Chi altro poteva infilarsi così impunemente in un concertino così carino? Capisco che la madre deve nutrire per lei quel sentimento, condiviso tra tutti i genitori - me compreso - che è un misto di profondo amore e desiderio di strozzare. Un equilibrio molto precario. Finita la performance ci alziamo e torniamo a casa... con tanta gioia nel nostro cuor!
Qual è il leit-motiv delle vacanze passate in campagna, non troppo lontano da casa? Il cibo. Cibo. Si comincia con laute colazioni: biscotti e fette biscottate, té e succo. Poi si parte per un giro in paese, un caffé e una passeggiata. Davanti al forno si sprigiona un travolgente odore di pane e spianata appena sfornate, calde e profumate. Si può non prenderne un pezzo e sgranocchiare mentre si finisce di passeggiare? Poi si torna a casa, dove ci attende un pasto completo, come non si fanno dall'infanzia, come quelli dai nonni: tagliatelle al ragù, salsicce e costine e braciole, piada, e poi un po' di gelato (senza citare contorni e vino).
Alla fine, come un pastore arcade, come un Titiro senza gregge di pecore da badare, butto un telo per per terra e mi stendo sotto un ulivo. La terra è dura e spaccata nonostante la pioggia. Ma è davvero un bel riposo. Un refolo di vento fresco, gli insetti che ronzano, friniscono, camminano sui piedi e svolazzano in giro. Io ho la pancia così piena che sono aderente a terra. Se i fedeli di Iside e di Eleusi digiunavano, preparandosi all'iniziazione, per essere più leggeri, sottili, quasi celesti e vicini agli dei cui volevano unirsi, io, col mio pasto luculliano, sto per subire una anti-iniziazione. Sono così satollo e gravido di cibo da iniziarmi ad una divinità ctonia, sotterranea, dato che sto per sprofondare. Se spirassi ora e lasciassi il mio corpo qui, gli insetti avrebbero da mangiare per mesi, o anche anni!
Se ancora scrivo, vuol dire che gli dei del sottosuolo non mi hanno voluto. Per ora. Attendo di digerire.
I traslochi non finiscono mai. Io ho cambiato casa da due anni, ma ho ancora qualche scatolone chiuso con dentro videocassette, vecchi ricordi e lettere che forse troverò al prossimo cambio-casa (se mai ce ne sarà un altro). Ma se sono rognosi quelli reali, che si trascinano all'infinito, immaginate quelli virtuali. Meno strappi alla schiena, ma molte perdite: commenti, indirizzi, parole, ranking, etc. Quello di pedetemptim ormai è finito. L'indirizzo vecchio è ancora attivo, ma non sarà più aggiornato. Nel contempo qui ho trasferito tutto il database, i vecchi articoli, i commenti (purtroppo manualmente, con le date sballate), ed ho approfittato per aggiungere vecchi articoli che avevo scritto in altri blog, miei o di altri. Per i lettori storici di pedetemptim - ma anche per tutti gli altri - ecco la lista degli articoli nuovi (ho mantenuto la data di pubblicazione):
La notizia girava già da un po'. Ora è arrivata la versione ufficiale, risultato di un lungo monitoraggio da parte di Greenpeace. In Ghana vengono illegalmente stoccati i rifiuti elettronici di Europa, America, Giappone. Sai che novità... il cinismo è quasi d'obbligo. Ma c'è un risvolto ancora più aberrante, come dire: Negri e poveracci non pensate di entrare in casa nostra, però noi, da voi, facciamo un po' quel cazzo che ci pare.
 Siamo arrivati al ristorante Dal Corto in un sabato sera d’agosto, con un gran caldo e senza aver prenotato. Il ristorante era pieno, e il timore era, come spesso accade, che tutto lo staff fosse completamente in panne. E invece, molto gentilmente, ci hanno trovato un tavolo (eravamo in 4) per una mezz’ora più tardi. Siamo tornati, puntuali, e tutto era pronto. E anche durante la cena siamo stati seguiti a puntino e senza sbavature. Il ristorante dal Corto è davvero un piacevole angolo di Sicilia nella chiassosa Rimini. Si apre sulla piazzetta San Martino, alle spalle di piazza Cavour, che dopo decenni di abbandono sta rinascendo grazie ai numerosi locali che hanno preso dimora qui. Noi, invece, abbiamo preso posto al nostro tavolo, nella graziosa corte interna e abbiamo dato il via alle danze. Gli antipasti sono molto intriganti. Il Pomodoro alle uova di tonno e cacio è fantastico. Buona la bottarga, ma quello che colpisce è l’olio di oliva, profumato e fragrante come pochi. Sfiziose anche la panelle - frittelline di ceci - e le olive all’ascolana che in realtà sono solo la piccola parte di un ricco piatto di fritto che comprende anche cremini e melanzane fritte. Nei primi spiccano gli spaghetti alla norma, specialità siciliana con pummarola e fette di melanzana fritte. Molto buoni anche i maccheroni alla ragusana, con acciughe e pan grattato sopra al posto del grana. Il mio tour “salato” si è fermato qui, ma in realtà il menù promette altri grandi piatti come la caponata di melanzane, gli arancini di riso, il caciocavallo ragusano con confetture artigianali di nero d’Avola e zagara d’arancia e gli spaghetti alla liparese, con capperi e olive. Piuttosto pieni, abbiamo saltato i secondi (soprattutto carni) e ci siamo gettati a capofitto sui cannoli siciliani. Buoni, buonissimi, con la autentica pasta artigianale (è davvero raro trovarne) e una ricotta cremosa e saporita. Freschi e golosi anche quelli in versione estiva, con gelato di zabaione come ripieno. Il tutto, accompagnato da un dolce bicchiere di zibibbo. La spesa si è attestata sui 25 euro a persona (antipasto, primo e dolce - no vino). Forse non economicissima, ma sicuramente ben spesa, viste le buone materie prime utilizzate.
Mi sono innamorato di Lasse Gjertsen. Forse un po' in ritardo, dato che è su youtube da più di un anno, ma di un amore forte e tenace. I suoi due video musicali creati secondo lo stile da lui definitivo di hyperactive editing mi fanno davvero impazzire, e anche l'ultimo, forse meno originale, non è per niente male. Per chi ancora non lo conoscesse, ecco qui i tre link. Godeteveli! Hyperactive - Lasse GjertsenAmateur - Lasse GjertsenMachine Man - Lasse GjertsenNel frattempo, Lasse è ormai un indiscusso mito del web 2.0 e si è guadagnato una pagina su wikipedia.
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