Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
di stefano del 26/01/2007 @ 14:48:00, in viaggi, letto 1171 volte
I proprietari dei negozi di alimentari e gastronomia di tutte le città italiane dovrebbero andare a lezione dai colleghi di Bologna. Passeggiando tra le belle vie medievali della città mi sono ritrovato più volte incantato davanti alle enormi composizioni di formaggi, sottoli e sottaceti, affettati e ogni altro ben di dio. Quello che mi rapiva non era tanto la varietà o la novità dei prodotti ma l'immagine totale del negozio e della vetrina. Insomma, se la chiamano Bologna la grassa ci sarà pure un motivo, no?! E il motivo è che qui gli alimentari parlano di abbuffate, del piacere di sedersi a tavola in compagnia a gustare un piatto dietro l'altro, senza pensare che possa esserci una fine. Slavine di tortellini rotolano dalle vetrine, immense mortadelle ammiccano dal fondo del negozio, pani di tutte le forme e le misure traboccano dagli scaffali e in generale traspare un'immagine di abbondanza divertita, spensierata e godereccia. E' difficile rendere a parole quello che si prova, ma la voglia di entrare e comprare tutto è irrefrenabile. Sarà anche il fatto che da San Vitale a Strada Mggiore, sino a Santo Stefano e dietro al Nettuno non ci sono anonimi supermercati, ma solo botteghe - magari più care - che rendono la spesa più eccitante.
Chi, come me, sposa un avvocato si trova suo malgrado ad avvicinarsi al nebuloso mondo dei tribunali, delle cancellerie, dei timbri e della burocrazia in generale. Oggi, tra le altre cose, dovevo depositare, per un cliente di Paola, un'istanza di appello al tribunale di sorveglianza di Bologna, un lavoro da pochi secondi...
Appena entro nel palazzo, il carabiniere esce dalla guardiola e mi si fa incontro come novello Virgilio in questa terra incognita. "Buongiorno - mi dice col tipico accento da carabiniere - di cosa ha bisogno?", "Dovrei presentare questa richiesta di indulto alla cancelleria del dott. XXX". Pausa - carica di tensioni e aspettative. Mi guarda, lo guardo, il suo sguardo si fa dubbioso. Poi riprende: "Ah! allora lei non dovrebbe venire qui. Comunque chieda all'ufficio informazioni, in cima alle scale".
Al che, colmo di aspettative e desideroso di risposte mi reco all'ufficio indicato. All'interno dell'ufficio, oltre me, ci sono una signora bionda corpulenta dall'altra parte del vetro e una stufetta che gira ronzando. La signora bionda mi guarda. Io, dal canto mio, mi preparo a depositare l'atto, ma lei mi scarta, senza dire nulla ed esce dalla stanza dopo aver preso su due o tre faldoni a caso. Sono solo nella stanza, eccettuata la stufetta. E così rimango per alcuni minuti, quando la porta da cui è uscita la signora corpulenta si apre ed entra una nuova signora, questa volta minuta e bruna. Sa il fatto suo! Prende il mio atto e inizia a tempestarlo di timbri e bolli. Poi mi saluta ed esce. A quel punto esco anch'io.
sottotitolo: la caduta.
ebbene sì, alla terza settimana dell'anno il primo scivolone: la cena fuori. in compagnia di amici a lungo attesi, abbiamo optato per una cena infrasettimanale in un locale non troppo dispendioso: il risultato è stato disastroso. pur non avendo speso molto, in relazione alla mangiata, il costo di un'uscita del genere ha pesato in modo eccessivo sulla nostra scommessa.
a causa di ciò ci siamo ritrovati il giovedì sera senza più soldi con la necessità di fare benzina e di comprare il cibo per nostro figlio e per il gatto. abbiamo dovuto rompere gli indugi e usufruire dei soldi di lavoro.
la vergogna è caduta su di noi. speso il minimo indispensabile siamo subito tornati nei ranghi. cercheremo di non scivolare più, anche se la scimmia è sempre presente...
 il fenomeno è ormai endemico e inarrestabile, l'effetto è spiacevole: comprando un qualsiasi quotidiano in edicola ci si ritrova a casa la collezione dei poeti surrealisti polacchi del terzo dopoguerra, l'enciclopedia dell'arredamento essenziale, i saggi di cucina delle regioni d'italia, i libri dei premi nobel, i quaderni dei premi nobel, l'enciclopedia universale e quella galattica.non contento di aver soffocato le case degli italiani con libri spesso di edizione discutibile e poca utilità, da venerdì prossimo il quotidiano la repubblica regalerà l'enciclopedia medica. io, come molti dei lettori del blog, sono nato negli anni '70, periodo di grande furore delle enciclopedie. a quel tempo, tutti, e dico tutti, avevano in casa almeno tre enciclopedie: una universale, un'altra per ragazzi sul tipo de i quindici o conoscere insieme e, soprattutto, l'immancabile enciclopedia medica. me la ricordo ancora, era signorile e rilegata in pelle blu, e faceva bella mostra di sé sulle mensole del salotto. ogni volta che ne aprivo un volume scricchiolava come se non fosse mai stata aperta. e infatti non veniva mai aperta. l'unico che ogni tanto la guardava ero io, che cercavo, sistematicamente, pene, vagina e le più orribili malattie pustolose che abbondavano in gran copia tra le pagine patinate dei 20 volumi. ed è questo e solo questo, alla fine, l'uso che si fa in una normale famiglia della medio-bassa o alta borghesia (ma anche del proletariato o della nobiltà) di un'enciclopedia medica. risparmiate spazio sulle mensole e comprate qualche bel libro utile da leggere, che ne so un burroughs, che associa alle più crude e truculente descrizioni anatomiche anche la droga e l'allucinazione: ideale per un dodicenne in formazione.
quanto fa? così sul momento non lo so. ma comunque non è importante. non è un'operazione, ma una scommessa che ho, anzi, abbiamo fatto per l'anno in questione. paola e io siamo sposati da ormai quattro anni e, quando siamo andati a vivere assieme, non facevamo un mezzo stipendio in due. poi gli introiti sono aumentati e con essi anche la bulimia da acquisti, la voglia di spendere e comprare di tutto e di più.
poi, grazie agli alti e bassi del mercato, siamo tornati in bolletta e, guardando una casa stipata all'inverosimile di roba, abbiamo deciso di approfittare di questo calo (che speriamo non duri troppo) per regolare gli smodati impulsi all'acquisto, siano essi al supermercato, in libreria o all'ikea (anche volendo dove potrei mettere un altro scaffale billy o besta?)
ecco la scommessa: per tutto l'anno non si potranno spendere più di 120 euro a settimana. che siano spese di cibo, libri per lavoro o svago, spese di farmacia, benzina o imprevisti, la spesa non dovrà superare quel tetto. sono meno di 500 euro al mese.
che succederà? basteranno? o al contrario saranno abbondanti? chi vivrà vedrà. nel frattempo mi sento a metà tra l'euforico (niente spese) e il terrorizzato (niente spese).
temo di avere già la scimmia. non pensavo di essere così vittima dei messaggi pubblicitari e dell'insicurezza da acquisto continuo...
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