Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il breve racconto che segue, crapuloneria in normandia, è stato selezionato tra i vincitori di un piccolo concorso della scuola Holden. Non meravigliatevi se in futuro leggerete blog e articoli sempre più belli e avvincenti. Il premio per i vincitori era un corso di scrittura creativa.
Gli studenti universitari sono squattrinati per antonomasia. Io l’antonomasia la studiavo al corso di Poetica e Retorica, sapevo bene cos’era. E infatti non avevo una lira. Così, le esigue finanze raccolte per il viaggio a Parigi insieme a qualche amico erano appena sufficienti per pranzare a kebab e cenare a McDonald. Prima di lasciare la Francia, passammo a trovare, in Normandia, la nonna di un amico, in una piccola casa isolata nel cuore delle piatte distese boscose. Gentile, simpatica e non automunita. Così cominciò la mia iniziazione forzata al buon cibo. E come ogni iniziazione, fu fantastica e dolorosa. Si cominciava all’alba, appena svegli, quando il mondo ha ancora un sapore indistinto, a croissant e pan au lait. Golosità che tornavano a metà mattina per la tremenda seconda colazione. Qualche passeggiata in quelle lande basse e silenziose ci liberava di ben poco peso. Innaffiato da generosi calici di Bordeaux, il pranzo ci cadeva addosso che ancora il bianco dei nostri occhi trasudava il burro della mattina. E c’erano grossi polli contornati di puré caldo su cui veniva versato il grasso della cottura, bolliti misti e patè de foie gras, affettati e baguette. L’allegra camminata postprandiale ci risvegliava nella memoria la presenza di gambe e muscoli, a lungo privati del sangue che roteava attorno allo stomaco come gli anelli a Saturno. Ma il precoce buio normanno ci riportava a casa, con un cointreau e un piccolo aperitivo, in attesa della grande cena. Era il tripudio: il vino sembrava inesauribile, la fonduta di formaggi colava sulle patate calde e sugli affettati, i risotti si sprecavano e l’immancabile piatto di formaggi molli e ammuffiti si spingeva giù nello stomaco in attesa di un condono. Che bellezza: la prima notte vomitai tutto, e poi non mi fermai più!
Ho finalmente trovato un fratello di web! Pensavo di essere l'unico idiota a regalare al mondo virtuale (per altro totalmente disinteressato al mio presente) storie della mia morte. E invece no! In questo sito, Chuck Lumb mette in mostra delle divertenti foto di sue probabili morti sparse per la casa o in giro per la sua città. Lo vediamo caduto dalle scale, oppure impiccato al ventilatore di casa e altre amenità mortuarie. Io - per quanto di foto stupide ne abbia a bizzeffe - le mie future e potenziali morti le racconto solo, su questo sito. Quelle dei mesi passate possono essere lette nella sezione ricerca E insomma eccoci qua, tutti morti e divertiti! Cosa c'è di meglio?
di stefano del 14/01/2006 @ 18:48:00, in viaggi, letto 1007 volte
 Eccolo, alla fine, il rinascimento, la sua geometria luminescente che cerca di tracciare una linea diretta che colleghi l'uomo e la razionalità. Eppure, pur nella sua bellezza il duomo di Firenze e il campanile di Giotto, o ancora le stupefacenti geometrie di Santo Spirito, lo spazio tagliato dalle colonne del Brunelleschi, rimangono solo una delle facce di Firenze, incomprensibile senza la violenza e l'oscurità della parte più antica e primigenia della città. La ricerca dei numeri perfetti, della verità unica e onnicomprensiva, del sistema che spieghi le più piccole particelle disperse nel nostro corpo o i più lontani quasar di sconosciute galassie, nasconde, e spesso neanche troppo, la parte più animalesca e istintiva. Questi viaggi doppi, che corrono per le strade e tra le arterie e i neuroni, che lentamente ci uccidono con nuova sapienza sempre più insopportabile sono quelli che Hesse definiva i veri viaggi, non semplici spostamenti per turisti stanchi in cerca di una settimana di svago. Ma la necessità di scoprire una città e quindi di lasciarsi scoprire dalle strade e dalle pietre della città. Osservarla nella sua prostituzione e prostituirsi per conoscerla. Il viaggio non è mai facile, è fatto di sangue e sudore, bisogna accettare il rischio, anche quello di perdersi nel dedalo di strade e sensazioni, di conoscenze e paure. Ma alla fine, si scopre l'intimità delle strutture, il senso delle linee e delle disposizioni degli edifici e i monumenti, il genius loci altrimenti incomprensibile.
di stefano del 13/01/2006 @ 00:20:00, in viaggi, letto 1099 volte
 Passeggio per le vie di Firenze, di notte. Dall'albergo, un vecchio palazzo del 1700 vicino alle sponde dell'Arno, fino al centro storico c'è una sola lunga via, dritta come un fuso. Su uno stretto marciapiede imbrattato qua e là di vomito e serrato tra macchine e motorini parcheggiati cerco invano l'anima rinascimentale di Firenze, un genio che sembra non appartenere a questa città. La capitale dell'alba rinascimentale arranca ancorata ad una sera scura e malevola, persa nella tenebra di una storia mai superata. Nella via che man mano diventa vicolo, ingoiata tra alte pareti di pietra di edifici, le ultime falangi del fiume sfiorano la schiena e la base del collo. Fredda Firenze, bella e malvagia, come la sorella nascosta e reclusa di una bella dama di corte. L'una partecipa ai banchetti e alle serate decadenti dell'alta società, nella musica martellante di una discoteca che improvvisa appare all'angolo di una strada; l'altra occultata sin dalla nascita nello sgabuzzo insieme alla polvere e alla fuliggine, con il peso degli anni che impolvera e sbiadisce i capelli. Qui, la violenza degli eventi storici sembra ancora ansimare passando di fianco ad un gruppo di ragazzi accrocchiato e isolato. Una chiesa strappata al suo medioevo immaturo, dalla facciata scabra e accidentata come un cratere scavato, è stata portata di forza tra i palazzi aperti a varco. Le notti a Firenze sono fatte per non finire, tanto l'oscurità scivola e decanta negli angoli tra le case e tra gli scuri colonnati che hanno pugnalato i fratelli diurni e dorati. In attesa e fermi, il peso di quest'oscurità greve e resistente, ben ancorata alle fondamenta della città, svolazzante come una gonna trapunta sopra una calzamaglia di un signore del quindicesimo secolo, rivolta e squarta la città, per mostrarne l'anima sotto l'algida, crudele e divinamente terribile luce delle stelle, alla quale non si può mai e poi MAI mentire. Incrocio lo sguardo di alcuni ragazzi che cercano compagnia per la notte, con la sicurezza di chi sa come e dove trovare una donna per non rimanere solo. Io l'ho già trovata la mia, e mi porta prigioniero a visitarne le enormi carceri, sul selciato, e nelle piazze per turisti e studenti, ma il cuore nero pulsa da dietro le grosse pietre e rivela l'omicidio, l'assassino, la vittima e gli spettatori.
Imperdibile, incredibile, fantascienza fatta realtà! E' google earth, il nuovo accessorio di google ora scaricabile sul proprio computer e godibile con una semplice connessione ad internet. Il mondo sotto il proprio mouse, anzi di più! Non solo, infatti, si può mettere la propria manina sul globo e girarlo a piacimento, ma una volta trovata la propria meta, si ingrandisce a forza di zoom fino ad un palmo di naso. Foto satellitari su foto satellitari fino alla definizione massima (si vedono le automobili parcheggiate sotto casa, per intenderci). E' questo non è tutto! si possono selezionare una serie di parametri per avere sott'occhio le webcam delle città, le strade, i confini, gli utenti collegati e un'infinità di altre cose. A parlarne non se ne immagina un centesimo. Bisogna assolutamente provarlo, anche perché è a gratis (moto a luogo!) Ripeto: incredibile, bellissimo!
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